Vita pubblica: giustizia e gratuità

Press Meeting

Un grande momento di dialogo e di lavoro quello che ha coinvolto il pubblico, alle ore 17, nell’Auditorium Intesa Sanpaolo D5. Sul palco Luciano Violante, presidente emerito della Camera dei deputati e Javier Prades López, rettore dell’università San Dámaso di Madrid a ragionare e a mettersi in discussione sul tema “Vita pubblica: giustizia e gratuità”. Moderatrice Lorenza Violini, docente di Diritto costituzionale all’Università di Milano che, dopo aver citato Heidegger (“Il mondo moderno è quello della interscambiabilità totale”), ha sottolineato un’alternativa: “Di fronte al dato ci sono due possibilità: la gratitudine e il risentimento. Nel mondo moderno è prevalso il risentimento”.
Violante, che (come ha svelato Violini) ha avuto il merito di proporre il titolo dell’incontro e di suggerire l’interlocutore con cui confrontarsi, è partito da una constatazione: “In Italia, come nei paesi occidentali, le leggi del capitalismo finanziario, per cui tutto si può contrattare e negoziare, hanno preso il sopravvento sulla politica, la morale, la religione. Ma quando tutto è negoziabile e contrattabile, le persone sono portate a muoversi per interessi egoistici, rompendo i legami sociali”. Il presidente ha proseguito dicendo: “Una persona, una famiglia e una nazione non si salvano se non affermano qualcosa che non si compra e non si vende. Il tema della gratuità permette di porre un limite alla contrattazione permanente”.
“Io penso che una delle ragioni che possono portare a rifiutare la logica della gratuità – ha detto Prades – sia il male fatto e subito. Il mondo in cui viviamo sembra incompatibile con un’origine buona della vita”. Poi ha evidenziato un’altra ragione: “In Occidente si è fatta strada l’idea che tutto ci è dovuto e che la gratuità sia incompatibile con la dignità dell’uomo diventato adulto”. Questo è avvenuto sia in campo politico e giuridico (coi limiti della prospettiva legata al “contratto sociale”) sia in campo teologico (col concetto di “natura pura”) ed anche nella pietà popolare cattolica: “L’idea di ‘merito’ ha portato anche nel cuore del rapporto con Dio un’idea contrattuale”.
Nel suo secondo intervento Luciano Violante ha rivolto la sua attenzione sul termine gratuità, partendo dalla citazione di un passo del Vangelo secondo Matteo: “Gratuitamente avete ricevuto e gratuitamente date”. Per il presidente emerito della Camera queste parole indicano come la gratuità sia gesto che non si spiega fuori di sé, perché non ha un prezzo, ma dentro di sé: “La gratuità esprime un’eccedenza di valore e rappresenta il confine da mettere alla mercificazione insita nella logica del mercato”. Da qui è passato alla riflessione su due termini a suo avviso fondamentali: diritti e doveri. “Non c’è democrazia se non ci sono diritti, ma una democrazia va in rovina se ci sono solo diritti senza doveri”. Un altro tema introdotto è stato quello della riconciliazione “che non possiamo chiedere ai semplici meccanismi della giustizia”.
Dal dialogo emerge insomma che i due termini evidenziati nel titolo dell’incontro (gratuità e giustizia) sono uniti da un legame profondo. Se non si percepisce questo legame si fanno grandi danni. Perché sono così legati i due termini? Prades risponde: “Perché sono due espressioni dell’esperienza umana elementare, due esigenze del cuore dell’uomo”. Il rettore cita una canzone di Gaber che parla di “un’illogica allegria” che lo prende col sole del mattino sull’autostrada e insiste: “Interroghiamoci sull’esperienza”. Anche persone che hanno dovuto attraversare le condizioni più terribili (Prades cita padre Massimiliano Kolbe) hanno testimoniato degli “occhi capaci di percepire la vita come bene”. D’altra parte il male irreparabile fatto a un innocente richiede “una prospettiva più lunga, che si affaccia sul tema della gratuità”, esigenza avvertita dal filosofo laico Habermas quando parlava di “nostalgia di una resurrezione”.
Violante porta degli esempi storici in cui l’unione di giustizia e gratuità ha prodotto conciliazione: il provvedimento di amnistia, subito dopo la riconquista della libertà, firmato dal Guardasigilli Togliatti, nonostante l’opposizione dentro il suo partito, l’opposizione di De Gasperi al riconteggio dei risultati elettorali del 1953 che avrebbe potuto far scattare, per il suo partito, il premio di maggioranza previsto della cosiddetta “legge truffa”, ma dividendo il paese. In anni più recenti, il presidente cita la possibilità offerta ai terroristi, presenti in carceri diverse, di potersi ritrovare insieme per riflettere sull’esperienza fatta e sulle sue contraddizioni. Risultato: pubblica autocritica e ammissione degli errori compiuti da parte dei terroristi.
Nel suo ultimo intervento, Prades sottolinea che “le procedure formali della democrazia non bastano per salvare la società”: questa può sopravvivere solo se permane un tessuto di valori prepolitico. “Dobbiamo poter incontrare persone e realtà che vivono il valore della gratuità”, ha aggiunto il relatore. E dopo aver citato l’affermazione del protagonista del film “Gli spietati” di Clint Eastwood (“Sono un altro, sono diverso. Lei mi ha cambiato”), Prades ha concluso: “Mi auguro che nelle nostre vite ci sia sempre quella presenza che decide di vivere con noi così profondamente la nostra vita che ce la fa cambiare”.
(C.B., V.C.)

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