Virus Vitale Varietà #PortatoriSaniDiBellezza

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Rimini, venerdì 24 agosto – Al teatro Ermete Novelli di Rimini si è tenuto alle 21.30 lo spettacolo “VIRUS VITALE VARIETÀ #PortatoriSaniDiBellezza” di e con Carlo Pastori e Walter Muto, con la colla-borazione del Gruppo Bancario Credito Valtellinese. Collaborazione ai testi: Martino Clericetti; Edi-ting video e montaggio: Ivano Conti.
Lo spettacolo è strutturato un mix di generi che si inscrive per vari aspetti nel teatro di ricerca, tra Gaber, Brassens e Claudel. Il contenitore ben amalgamato e progettato da Pastori e Muto è tenuto insieme sapientemente dalla affabulazione coinvolgente e mai scontata dei due attori, che sono anche autori. Il percorso ha lo scopo di stupire presentando bellezza autentica. Vi troviamo filmati e musica ma anche un’App per smartphone creata da un ingegnere veneto che, lavorando negli USA e avendo nostalgia dei bei cori di montagna, mette insieme la sua riproduzione di varie voci e crea la meraviglia di Acapella. Troviamo anche un gustoso sketch con Siri, l’assistente digitale, un software creato da Apple ma che oggi si trova su tutti gli smartphone.

Nel percorso che Pastori e Muto ci propongono viene toccato passato e presente, mai col criterio di come era bello il passato, ma con l’intenzione, esplicitata più volte di far conoscere bellezze che ri-marranno per sempre tali e che siamo in grado di creare e condividere proprio in quanto persone. La canzone “Zum zum zum” cantata da Sylvie Vartan; “Smoke on the water” dei Deep Purple; le so-nate di J. S. Bach; la storia di Melody Gardot, che dopo un incidente devastante segue la sua passione musicale e vende cinque milioni di dischi; la canzone “Scende la pioggia” di Morandi che una ragazzina di tredici anni prima di morire ha voluto cantare; il video dell’Intervallo della RAI che veniva trasmesso fino al 1981; filmati della Milano degli anni ’60 e ’70, da cui viene fuori un quadro di gente che ha saputo arredare l’ambiente della sua epoca per viverci ed essere felice; la canzone “Quelli che…” di Jannacci; le canzoni immortali di Battisti che hanno fatto sognare più di una generazione; le atmosfere di Pino Daniele; le autentiche poesie nei testi delle canzoni di Sting; le stesse canzoni di Muto e Pastori.

Sul palco i due autori utilizzano molti strumenti per creare il clima giusto: chitarra, mandolino, armo-nica a bocca, fisarmonica, melodica. Il percorso tocca più di una volta le corde profonde degli spetta-tori e il suo acme lo raggiunge con “No potho reposare”, una bellissima canzone sarda del 1920, ese-guita in video da Andrea Parodi nel suo ultimo concerto tenuto il 22 settembre 2006, all’Anfiteatro Romano di Cagliari, con la partecipazione di molti amici. La gente in sala batte le mani durante il vi-deo e si commuove: “Le forme ruberei dal cielo il sole e le stelle / E creerei un mondo bellissimo per te / Per poterti regalare ogni bene / Un mondo bellissimo per te / Per poterti regalare ogni bene.// Non riesco a riposare amore del cuore / Sto pensando a te ogni momento / Ti assicuro che desidero solo te / Perché ti amo forte, ti amo e ti amo / Ti assicuro che desidero solo te / Perché ti amo forte, ti amo e ti amo”.

Walter Muto dichiara: “Abbiamo portato lo spettacolo non solo in teatro, ma anche nelle scuole e la prima volta è stata in un liceo scientifico dell’hinterland milanese con trecento ragazzi. Temevamo di non riuscire a coinvolgere i ragazzi, ma invece è stato un successo, perché è piaciuta molto la forma comunicativa e l’insieme di generi diversi. Ho capito che erano affascinati e, liberi da pregiudizi, i ragazzi hanno capito subito il messaggio di bellezza che volevamo trasmettere, indipendente dal tempo e che l’uomo è sempre in grado di creare. Abbiamo in cantiere molte idee, ma uno spettacolo nuovo c’è già: si chiama “Lasciateci cantare!” e ha debuttato il 18 maggio di quest’anno all’Auditorium del Parco a Carate Brianza”.
A fine spettacolo, mentre la gente sta ormai guadagnando l’uscita del teatro, nei veloci titoli di coda c’è un regalo: “Dedicato ai bambini dell’Ospedale San Gerardo di Monza”.

(A.Le.)

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