VERSO IL XVII CENTENARIO DELL’EDITTO DI MILANO La rivoluzione di Costantino

Press Meeting

Con l’importante mostra “Costantino il Grande” nel 2005 il Meeting aveva anticipato il tema di questo centenario, una ricorrenza significativa perché con l’Editto di Milano entra nella storia la libertà religiosa per tutti, non solo per i cristiani, come talvolta sbagliando si scrive. Marta Sordi, la grande storica amica del Meeting scomparsa nel 2009, scrisse che Costantino aveva introdotto la vera libertà e non solo la tolleranza.
“Quello che accadde nel 313 è rivoluzionario”, ha affermato introducendo l’incontro don Stefano Alberto. E con questo editto è entrata nella storia la separazione tra la Chiesa e lo Stato. Con don Stefano Alberto, docente di Teologia all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, hanno partecipato all’incontro “Verso il XVII centenario dell’Editto di Milano”, svoltosi in sala C1 Siemens alle ore 15, Francesco Braschi, dottore incaricato della Biblioteca Ambrosiana, Giorgio Feliciani, docente di Diritto canonico all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, Alfredo Valvo, docente di Storia romana nella stessa università, oltre a Giovanni Maria Vian, direttore de L’Osservatore Romano.
Al professor Valvo l’incarico di inquadrare nel contesto storico l’Editto. Sono passati dieci anni dall’ultima persecuzione di Diocleziano (ordinata nel 304) e sette da quando Costantino nel 306 diventa augusto dell’Occidente. Sei mesi prima, il 28 ottobre 312, Costantino aveva vinto al Ponte Milvio l’esercito di Massenzio, che si era nominato imperatore dell’Occidente. Per quello scontro Costantino, seguendo una visione, come lui stesso confessò allo storico Eusebio di Cesarea, aveva puntato (“quasi un azzardo”, ha scritto Marta Sordi) sul Dio dei cristiani, pur non convertendosi, se non in prossimità della morte. L’anno seguente, in primavera, a Milano incontra il collega d’Oriente Licinio, che doveva sposare sua sorella e con il quale concorda di dare la libertà religiosa a tutti i popoli dell’impero. L’Editto prevede anche la restituzione dei beni ai cristiani e alla Chiesa. Nei trent’anni di regno, seguono altri provvedimenti a favore dei cristiani (nomina dei vescovi come giudici di seconda istanza, riposo domenicale, esenzione delle tasse per il clero), mentre interviene in questioni di eresia (donatismo) e si costruisce una seconda capitale, Costantinopoli, negli anni 328-334 che è inaugurata con riti religiosi pagani e cristiani.
L’editto, in realtà un rescritto di un editto del 311 dell’imperatore Galerio, incide sulla vita della Chiesa, ma come? Ne ha parlato don Francesco Braschi, focalizzando il suo intervento su sant’Ambrogio, un funzionario nato da una famiglia cristiana ma con profonda formazione giuridica, diventato vescovo di Milano nel 374, quasi quarant’anni dopo la morte di Costantino. Ambrogio ha di fronte a sé imperatori battezzati, ma che nella realtà perseguitano i vescovi scomodi e interferiscono nella vita della Chiesa. Ambrogio si oppone a diversi imperatori, Valeriano II e Teodosio in particolare, affermando che l’imperatore non è al di sopra della Chiesa, è soggetto alle leggi della Res publica ed è un uomo di fronte a Dio. Di Costantino quasi non parla, ma tesse le lodi di sua madre Elena che ha ritrovato il legno e i chiodi della vera Croce.
Il discorso della libertà religiosa non è stato risolto con l’Editto di Milano, ma rimane una questione scottante della società attuale. “La libertà religiosa è affermata dalla carta dei diritti dell’uomo pubblicata nel 1948 dall’Onu”, con questa prima affermazione è intervenuto Giorgio Feliciani. “Nella realtà però in molte parti del mondo non è riconosciuta, come raccontano le cronache quotidiane di vere e proprie persecuzioni in varie parti del mondo”. Feliciani ha poi continuato con una ricca esemplificazione, facendo notare che anche nei paesi democratici occidentali la mancanza di libertà religiosa penetra sempre più nella società con provvedimenti che tendono a rendere questa libertà solo un diritto privato. Così medici cattolici sono obbligati a praticare aborti, nessun segno religioso va posto in luoghi pubblici e con la riforma di Obama anche istituzioni cristiane sono obbligate a pratiche contro la coscienza dei propri collaboratori. “Emblematica è stata qualche anno fa l’esclusione della festa del Natale dall’agenda realizzata dall’Unione europea da distribuire nelle scuole”. A queste emarginazioni si sono opposti con forza Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, ribadendo il diritto della Chiesa di manifestare apertamente nella società la propria fede e agire coerentemente a questa. Secondo Feliciani lo strumento per opporsi a questa deriva laicista è esercitare la libertà apertamente sia nella vita privata sia nel culto sia con manifestazioni pubbliche di cui un esempio è il Meeting.
Le conclusioni di questo interessante excursus nella storia e nella società attuale è affidato a Vian. Dopo aver ringraziato il Meeting per l’invito, ha esordito: “Costantino è una vittima della scarsa conoscenza della storia, materia spesso non considerata nell’ambito cattolico. Costantino è una figura rivoluzionaria, purtroppo vittima di miti contrapposti di chi lo esalta e di chi lo denigra e questo è successo quando era ancora in vita”. Molti storici hanno ironizzato sulla sua visione (non su altri personaggi storici, come Giuliano l’Apostata) e l’hanno definita il tentativo di cavalcare l’onda vincente; invece, come diceva la già citata Marta Sordi, era un azzardo puntare sui cristiani. Costantino rimane l’imperatore che non rinuncia a nessuna delle sue prerogative e usa il potere anche rifacendosi alle antiche tradizioni romane. Fu detestato dai pagani e guardato con diffidenza dai cristiani perché chiese il battesimo solo alla fine della vita, ma dopo il battesimo non indossò più la porpora imperiale, bensì una veste bianca, per significare il suo cambiamento. La sua conversone aprì il Cristianesimo alle masse popolari e non fu più una specie di religione di élite, di persone dalla forte volontà, ma aprì le porte anche ai lapsi, cioè quelli che di fronte alle persecuzioni non avevano avuto il coraggio della testimonianza. Di uno dei due chiodi della Croce ricevuti dalla madre Elena fece il morso (frenum) del suo cavallo quasi a indicare che il Cristianesimo pone un freno al potere.

(A.B.)
Rimini, 22 agosto 2012

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