VERITÀ NELL’ARTE

Press Meeting

“Quando si parla d’arte è molto meglio non affidarsi alle teorie, ma all’esperienza”, ha sottolineato Davide Rondoni introducendo l’incontro su questo tema con don Massimo Camisasca, Superiore Generale Fraternità Sacerdotale Missionari S. Carlo Borromeo, e con Roger Scruton, scrittore e filosofo inglese. “L’arte non esiste in astratto – ha sostenuto il moderatore – fuori dal momento in cui diventa oggetto di conoscenza. Non occorre essere artisti, né essere esperti d’arte per fare questa esperienza, ma essere disposti all’incontro con l’arte”.
“Parlerò direttamente non d’opere musicali né di quadri, ma di uomini e donne, volendo rivelare la loro bellezza, soffermandomi perciò ancor di più sul loro dolore”, ha iniziato Camisasca. “L’arte è uno sguardo sulla realtà che sa vedere ciò che normalmente gli uomini non riescono a scorgere. È un occhio che sa vedere dove i nostri occhi non vedono. Simenon ha scritto che la letteratura ha lo scopo di “rivelare il peso delle cose”. Ma non è sufficiente dire questo. L’arte fa vedere sì la realtà secondo una profondità mai vista, ma soprattutto rivelando in essa qualcosa che attrae, che colpisce, che lega a sé. È una conoscenza, una forza che trascina dentro la realtà, per rivelarla. Senza l’uomo non c’è arte e non c’è disvelamento della realtà. Dio diventato uomo ha accettato di essere raffigurato. Ma già all’inizio del mondo l’uomo era stato definito immagine e somiglianza del mistero”.
Camisasca ha quindi citato, tra vari esempi, la lettera giunta da un suo missionario a Santiago del Cile: “Ho visitato una parte della baraccopoli che attraversa il territorio della nostra parrocchia. A un certo punto sono entrato in una casa di legno. In quel disastro di miseria, ho scorto in un angolo una piccola riproduzione di un quadro di Van Gogh: un padre in ginocchio con le braccia spalancate che vuole accogliere il figlio che corre verso di lui. Appesa a una parete di legno ricordava ogni giorno quella bellezza che sta nel cuore di ogni uomo”.
Roger Scruton ha citato quanto accaduto nella 2004 alla Comic Opera di Berlino (dove andò in scena un’edizione alquanto dissacrante de “Il ratto dal serraglio” di Mozart) come esempio di quanto sia ampiamente diffuso nella cultura contemporanea il desiderio di eliminare la bellezza, di cancellarla. “C’è una grande fame di bellezza nel mondo, una fame che l’arte popolare non riesce a riconoscere e a cui l’arte seria sfugge. Il bisogno umano di bellezza nasce dalla nostra condizione metafisica, di individui liberi, che cercano il proprio posto in un mondo obiettivo. È l’esperienza della bellezza che ci dice che siamo a casa nel mondo, che il mondo è già ordinato secondo le nostre intuizioni. La dissacrazione è una sorta di difesa contro il sacro, un tentativo di distruggere le sue pretese. Dobbiamo trarre una lezione da questo tipo di dissacrazione: nel tentativo di dimostrare che in nostri ideali umani sono privi di valore, dimostra di essere ‘lei stessa’ priva di valore. E se qualcosa dimostra di essere privo di valore, è il caso di disfarsene”.

M. T.
Rimini, 20 agosto 2007