Protagonista la scienza nell’incontro di stamattina, che ha visto tra i partecipanti Steven Beckwith, direttore dello Space Telescope Science Institute di Baltimora ed Edward Nelson, matematico dell’Università di Princeton. A introdurre l’incontro Marco Bersanelli, astrofisico presso l’Università di Milano. Tema dell’incontro, la vastità e l’infinito nella scienza, che Bersanelli, in apertura, ha legato al tema più generale del Meeting: “La vastità del cosmo è il segno più evidente dell’infinito, il segno di un Mistero grande. L’altro fronte dove l’uomo si imbatte nell’idea di infinito è quello della Matematica”. poi introdotto i due ospiti dell’incontro, di cui ha ricordato il grande valore e notorietà scientifica, per il contributo dato anche a questo tema. L’uomo – ha ricordato ancora Bersanelli – da sempre ha percepito la realtà del cielo come un richiamo irresistibile all’infinito. Dal mondo più strettamente vicino dell’esperienza quotidiana alle strutture su larga scala dell’Universo – gli ammassi di galassie – la realtà mostra una vastità incredibile. La vastità è però solo una prima suggestione, che evoca l’infinito, così come può evocarlo un brano di musica o una poesia.
A testimonianza di questo è intervenuto Steven Beckwith. Astrofisico, professore alla John Hopkins University, ha partecipato al programma di ricerca del telescopio spaziale Hubble, che ha scoperto e fotografato le zone dell’universo più lontane nello spazio e antiche nel tempo. Soprattutto per merito suo – come ha ricordato Bersanelli nella presentazione – il programma di ricerca del telescopio spaziale è andato avanti, nonostante le difficoltà della NASA. Attraverso una suggestiva carrellata di immagini, dai primi osservatori astronomici dell’antichità, come quello di Stonehenge, ai risultati più recenti del telescopio spaziale Hubble, lo scienziato americano ha documentato come l’universo, per quanto enormemente vasto, non è infinito né nel tempo né nello spazio. “Non sappiamo se lo spazio è infinito – ha concluso Beckwith – ma sappiamo che è molto più grande del nostro orizzonte di eventi, di ciò che possiamo osservare, così come la materia che osserviamo è solo una piccola parte del tutto. Un’idea di infinito dunque sulla quale dobbiamo continuare a riflettere”.
Edward Nelson, del Dipartimento di Matematica della Princeton University, ha mostrato, attraverso una serie di esempi tratti dalla geometria e dalla teoria dei numeri, come l’idea di infinito gioca un ruolo essenziale anche nella Matematica. “In realtà tuttavia, dopo due millenni di speculazioni sulle proprietà dei numeri, la nostra ignoranza è infinita. L’aritmetica è una creazione umana, e se crediamo di aver catturato l’infinito attuale nel nostro sistema, ci inganniamo”.
Nel ringraziare i relatori per il contributo apportato, Bersanelli ha sottolineato come l’affronto della parola “infinito” abbia richiesto di parlare della bellezza, la bellezza della realtà e quella della Matematica. “Quando ci imbattiamo in qualcosa di grande – ha concluso – è più facile riconoscere questa grandezza e questa bellezza anche in tutte le altre cose. Aver visto la bellezza in un particolare ci facilita il compito nel resto della vita”.