UTOPIE E SIGNIFICATO: DUE BANDIERE DELL’INDIPENDENZA DELL’AMERICA ISPANICA. 1808 – 1824

Press Meeting

La mostra “Utopie e significato: due bandiere dell’indipendenza dell’America ispanica. 1808 – 1824” si pone in continuità con l’interesse che da sempre il Meeting di Rimini dimostra verso la realtà dell’America Latina: “Caso di grande successo di civiltà meticcia nato dall’incontro drammatico tra la civiltà europea e civiltà indigena”: così il moderatore Robi Ronza, giornalista e scrittore, introduce l’incontro di presentazione in sala Neri, alle ore 15.00. Relatori: Carlos Freile, docente di storia all’Universidad San Francisco de Quito, Anibal Fornari, curatore della mostra e docente di antropologia filosofica e direttore del dottorato in filosofia all’Università di Santa Fe, Rodrigo Gutiérrez Viñuales, docente di Storia dell’Arte all’Università di Granada.
Il quadro storico al processo d’indipendenza delle colonie americane dalla Spagna è affidato alla puntuale lezione di Carlos Freile. L’origine del processo è da rintracciare nella rivalità che ha dominato da sempre i rapporti tra Spagna e Vicereami americani. L’invasione del 1808 della Spagna da parte di Napoleone Bonaparte, con la conseguente affermazione dei principi laici della Rivoluzione Francese quali presupposti per l’affermazione di un nuovo potere, ha legittimato la pretesa di indipendenza dei vicereami americani. “Nel diritto ispanico – spiega Freile – il potere lo dà Dio al popolo che lo consegna al re; se il re è illegittimo, il potere torna al popolo”. È in nome di questo che l’America Latina insorge. Il professore pone l’accento sulla radice cattolica, sopra la quale si innesca il processo d’indipendenza, radice che nel corso dei duecento anni che ci separano dagli eventi, per l’influsso della cultura liberale, è stata taciuta e dimenticata. “Oggi, il presidente del mio Paese si dice cattolico, ma ha consegnato l’educazione ai massoni e in seconda battuta a quelli che diffondono le religioni ancestrali”. E di seguito: “Ogni giorno ci sono sempre meno cattolici, ma quelli che rimangono hanno chiaro che la loro vita ha senso perché hanno la fede”. Segue la citazione di Toynbee cara al popolo del Meeting: “Il destino delle società dipende dalle minoranze creative”. Il compito della minoranza cattolica dell’America Latina è riprendere apertamente consapevolezza che “siamo quello che siamo grazie alla Chiesa”. La conclusione è una parafrasi di Newman: “Se la conoscenza della vera Chiesa sarà la fine del protestantesimo nella chiesa anglicana, la conoscenza della verità sarà la fine del neopaganesimo in America Latina”.
A seguire interviene Fornari, curatore della mostra: “Siamo un gruppo di cinque amici e abbiamo scoperto un itinerario per comprendere le ragioni che hanno portato alla nascita di un popolo nuovo”. L’itinerario di cui si parla si è concretizzato nella mostra che si snoda in tre sezioni. La prima illustra la storia dell’America Latina dalla sua scoperta al distacco dalla Spagna. La seconda focalizza le tensioni che attanagliavano i protagonisti dell’indipendenza, decisi a restare fedeli alla Chiesa cattolica e impermeabili agli ideali della rivoluzione francese. Questi uomini si ponevano la domanda sul significato del potere. Fornari spiega: “Utopia è intendere il potere come significato. Ma il significato viene prima del potere. Gli Asburgo ad esempio si chiedevano: ‘Quale potere abbiamo su queste terre?’: la loro era una domanda sul significato”. È lo stesso piano sul quale si pongono i patrioti, reagendo anche con toni drammatici come lascia scritto Simón Bolívar: “Siccome non sono capace di rendere felice la mia patria, mi rifiuto di governarla”. La terza e ultima sezione cerca le risposte anche negli scritti di sant’Agostino, dell’allora cardinale Ratzinger e di don Luigi Giussani.
Al centro dell’intervento di Gutiérrez Viñuales c’è la sua visione dell’arte iberico-americana dall’emancipazione al XIX secolo. Attraverso alcune slide il relatore illustra la continuità tra il pre- e post indipendenza, nei quadri che rappresentano battaglie, nelle allegorie descrittive del rapporto tra America e Spagna e tra i venti Paesi ispanici che, pur acquistando via via indipendenza e autonomia, mantengono un codice espressivo comune. Molti i dipinti che confermano il saldo legame tra ambito religioso e politico. Viñuales proietta un quadro di Goya e, accanto, un quadro di un autore americano del XIX secolo il quale – come tanti altri – si era ispirato al Maestro spagnolo per ritrarre una scena di battaglia. Inevitabile a questo punto l’invito a visitare la mostra, ricca di materiale iconografico.

(G.L., D.T.)
Rimini, 19 agosto 2012

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