Des hommes et des dieux, uomini e dei, è il secondo film proposto alla kermesse riminese per la regia di Xavier Beauvois. La pellicola è stata proiettata in sala Neri alle 21.45. Il film narra la storia vera dei monaci trappisti del monastero di Nostra Signora dell’Atlante a Tibhirine, in Algeria, che nel 1996 furono uccisi in circostanze misteriose. La vicenda è stata ricostruita dalle testimonianze dei due sopravvissuti.
Il primo aspetto che colpisce è la sovrabbondanza di umanità dei personaggi. Ognuno, con le proprie paure e i propri buffi desideri, concorre a rendere il monastero una casa. E la scelta di partire o restare diventa l’occasione per dare ragione della propria vocazione. Così dall’abate Christian, intellettuale e ascetico, al giovane Christophe, pieno di paura di fronte alla morte, tutti si trovano a testimoniare la loro personale affezione a Cristo. Il rapporto con Cristo non toglie la paura, ma sostiene ciascuno e cementa l’unità e l’amicizia nella comunità monastica.
Il regista si inserisce nella grande tradizione dei maestri del cinema: non racconta solo con il linguaggio verbale, ma con gesti e sguardi. Un linguaggio incisivo che riesce a raccontare più di quanto possano fare semplici parole.
La narrazione, sapientemente costruita attraverso lunghi silenzi, brevi dialoghi e primi piani, viene intervallata da scene di canti. La liturgia infatti si propone come un filo conduttore che accompagna la quotidianità dei monaci, ancorando le convinzioni e non permettendo al piede e al cuore di vacillare. Il martirio a cui vanno incontro non è da ricercare, ma nemmeno da rifuggire, affinché la verità certa si imponga e renda lieta la vita. Verità che ha un volto e un nome. Infatti è proprio la certezza di Cristo presente a permettere a questi monaci di sostenere la difficile prova. Per questo una delle frasi che meglio sintetizzano il ‘perché’ è quella del priore: È proprio in queste situazioni che è fondamentale celebrare la gioia di Cristo.