Rimini, lunedì 20 agosto – Il 20 agosto alle 19, nella Sala Neri UnipolSai, in collaborazione con “Sentieri del Cinema”, è stato offerto al pubblico, con la partecipazione del regista e sceneggiatore livornese, uno stimolante percorso intorno al cinema di Francesco Bruni, “autore – ha sottolineato Antonio Autieri, direttore di ‘Sentieri’ – di alcune opere tra le più interessanti degli ultimi anni”. “Film capaci di far innamorare dei suoi personaggi – ha aggiunto Claudia Munarin, studentessa all’Università Cattolica di Milano, e autrice di una tesi sul regista – e della maniera di affrontare importanti problematiche esistenziali, come il rapporto tra giovani e adulti, che hanno appassionato il pubblico italiano e internazionale”.
Autieri, presentando spezzoni dai film “Ovosodo”, “La matassa”, “La seconda volta” e i tanti modi diversi di Bruni di fare cinema e televisione, ricorda le tappe della sua carriera artistica, a partire dal lungo sodalizio con l’amico Paolo Virzì e con altri autori come Calopresti e Ficarra e Picone, ma anche come sceneggiatore di una serie tv di grande successo come “Il commissario Montalbano”.
“Qual è la differenza di questi tipi di scrittura di cinema e qual è stato il tuo percorso d formazione?” chiede Autieri al regista. “Cosa mi ha portato a fare lo scrittore di cinema? – replica l’ospite – Certamene gli scrittori incontrati, la passione per il teatro, che mi ha formato, che mi ha salvato. Un mestiere, quello dello sceneggiatore, un modo nell’ombra di fare cinema, che nessuno conosce mai abbastanza. Virzì mi chiese di scrivere – ricorda –, così è iniziato un lungo sodalizio pieno di soddisfazioni di pubblico, di critica, di premi. Pellicole in cui abbiamo espresso il nostro stile, il nostro mondo. La chiave del successo è anche portare un mondo come quello livornese a Roma, guardare la capitale dalla provincia, come fu per Fellini. Ho cercato – poi aggiunge – di fare lavori di diverso genere, come con Ficarra e Picone, comici desiderosi di fare cinema di buona qualità, a cui serviva che mettessi insieme le loro storie, il loro mondo, anche se è molto difficile scrivere per i comici. Ma ho lavorato anche sul versante drammatico con Calopresti o in “La seconda volta” con Nanni Moretti. Proprio perché come spettatore mi piace tutto il cinema”.
“Nel 2011 – ricorda Autieri – è avvenuto il passaggio alla regia con “Scialla!”. Cosa ha significato l’emergere di questo desiderio di raccontare anche di sé, attraverso una difficile storia familiare?”. ”Il film – risponde Bruni – è stato un successo che mi spinto a continuare a fare pellicole mie, con questo tipo di ricetta: voler trasformare, camuffare le mie storie, come una storia dolorosa che si trasforma in commedia”.
Seguono sullo schermo della sala spezzoni da “Nashville”, “C’eravamo tanto amati”, “Crimini e misfatti”, che danno modo ad Autieri di fare al regista domande sul rapporto con i grandi maestri, il loro sguardo sul mondo. Secondo Bruni, “ ‘C’eravamo tanto amati’, di Scola, scritto da Age e Scarpelli, è l’esempio riuscito di far passare attraverso la commedia un messaggio ‘politico’, nei ricordi di un’Italia raccontata in modo sarcastico ma divertente, come chiave problematica per leggere la contemporaneità. Per fare cinema – ricorda il regista, citando Scarpelli – il cinema è l’ultima cosa, occorre piuttosto andare a teatro, leggere, informarsi sulle cose del mondo; e questo lo devono tenere a mente soprattutto i giovani che vogliono cimentarsi in quest’arte”.
(M.T.)