All’indomani dell’uccisione del giornalista Baldoni e in una sala particolarmente affollata, si è tenuto il coraggioso confronto tra uno scrittore cristiano (Luca Doninelli) e un giornalista musulmano (Imad El Atrache, Responsabile Esteri di Aljazeera Channel), coordinato da Luigi Amicone, direttore di Tempi.
Luca, Imad e Luigi hanno condiviso l’incontro con Comunione e Liberazione nel Politecnico di Milano e questo fatto ha generato un’amicizia che dura ancora adesso. L’incontro è stato reso possibile solo grazie a tale rapporto ed è proprio questo a renderlo emblematico. Come ha ricordato Amicone, citando il Cantico dei Cantici: “l’Amore è forte come la Morte”.
Secondo Doninelli, lo scrittore è uno che sa che ci sono fattori di cui televisione e giornali non riescono a parlare e che, di fronte ad un mondo in cui è evidente lo smembramento dell’io, desidera ricucirne gli orli. Questo non è possibile, ma se non altro nell’uomo c’è la possibilità di non dimenticare. S. Tommaso ha scritto che l’incontro non è tra culture e religioni ma tra persone: senza questo nessun volto del destino si può rivelare. Se fosse un semplice scontro tra culture, la Storia non avrebbe alcun senso. “Siamo abituati ad incontrare il mondo islamico come una cosa tragica e astratta”, ha aggiunto lo scrittore, “ma io quando penso a quella realtà non posso non pensare a Imad, perché è mio amico”. L’amicizia non è la fine di un cammino ma il suo inizio, perché in essa si rivela drammaticamente il volto del Mistero. La cosa grande è l’incidenza di un incontro di amicizia che ti ricorda che la vita è di un Altro e te lo ricorda con bontà e amore, tanto che capisci che quest’Altro è per la tua vita molto più dei tuoi progetti.
“La verità è che la Parola è più forte della Morte”, ha esordito El Atrache. “Spero che questo sia un momento di scambio di verità”. Il giornalista ha raccontato come l’incontro col Movimento abbia segnato il cammino della sua vita perché, rispondendo al suo bisogno di essere umano senza pretendere nulla in cambio, lo ha aiutato a riscoprire se stesso: “Nell’incontro col Movimento sono diventato più musulmano”, ha aggiunto. Questa grande esperienza è stata per lui un dono, perché gli ha insegnato come rendere quotidiana una fede: ciò può dare senso alla vita umana. Non ci sono problemi di religione o cultura quando una persona è vera, perché in rapporti come questi la diversità non impedisce l’unità. Oggi più che informazione si fa disinformazione, strumentalizzazione dei fatti. Qualcuno vorrebbe far diventare dei luoghi comuni legati ad un’altra religione un terreno fertile per far radicare idee non reali: serve un nemico e lo si crea. “Quanti di voi” ha domandato provocatoriamente El Altrache “sono veramente spinti a conoscere l’altro da una vera motivazione interiore, non dalla necessità di conoscere un potenziale pericolo? Quanti sanno che nel Corano è dedicato un intero capitolo alla Vergine Maria, nel cui ventre è stato infuso il Soffio divino? Quanti di voi sanno che un vero musulmano per essere tale deve credere in Cristo?”. Il problema è che nella Storia il credo religioso è stato usato per affermare il potere di una persona sull’altra.
Concludendo, Amicone ha sottolineato come il problema sia quello di conoscere, e non un discorso, ma un’esperienza: la verità è un’esperienza che colpisce nel segno ed è all’inizio di un discorso, mai alla sua conclusione. Questa è la rivoluzione che cambia il mondo: non un’ansia organizzativa, ma la coscienza che siamo stati dati da qualcosa di Altro.Questa è l’unica speranza da contrapporre alla catastrofe evidente, che altrimenti avrebbe tutte le probabilità di vincere.
L. L.
Rimini, 27 agosto 2004