Una legge per l’uomo

Press Meeting

La questione della legge all’attenzione del pubblico del Meeting, nell’incontro che si è svolto oggi alle 15 con Claudio Morpurgo, Vicepresidente Unione Comunità Ebraiche, e Joseph H.H.Weiler, Docente di Diritto Europeo alla New York University: entrambi vecchi amici del Meeting, come tengono a ricordare, entrambi ebrei. La questione della legge, come precisa infatti Alberto Savorana, moderatore dell’incontro, si può porre in due modi: l’uno, descritto in un brano del Gargantua e Pantagruel: “La loro legge era: fa ciò che vorrai”, l’altro, espresso dai Salmi: “La tua legge è nel mio cuore”. Una distanza infinita tra l’idea moderna di uomo libero e quella dell’uomo di fede. Nel secondo caso la legge non è una prigione, un soffocamento dell’io, ma piuttosto sottolinea un’appartenenza.
Joseph Weiler esplicita questa concezione di legge nell’esperienza della fede ebraica. Parla in italiano – peraltro eccellente – perché, dice, “la traduzione è come baciare con un velo, e io preferisco baciare in modo diretto”. Tra i tanti fraintendimenti della religione ebraica – spiega – c’è l’idea che essa sembra concentrata sulla forma, sulla buccia, al contrario di quella cristiana, concentrata sul contenuto, sulla polpa. Weiler tuttavia contesta questa interpretazione: ”La legge ebraica è la via alla santità”. Nelle Scritture si trovano sempre degli imperativi morali di grande portata, come “Ama il prossimo tuo come te stesso”, subito seguiti da norme particolari che disciplinano la vita quotidiana, dalla tipologia di cibo alla legge del sabato e alle abitudini sessuali. Insomma, è come se la legge fosse inscindibile dalla vita. “Tutti noi possiamo essere schiavi degli istinti, ma ricordiamo che anche nel lavoro si può vivere una sorta di schiavitù. Ecco, la legge ebraica ci ricorda che siamo schiavi solo di Dio, e per questo uomini liberi”.
L’intervento di Claudio Morpurgo è in sintonia con il precedente. “La prima legge che l’uomo ha di fronte – dice – è essere integralmente se stessi”. “Amare il prossimo come se stessi “ è il contenuto essenziale: è come se tutto il resto (la costituzione, le leggi particolari,…) fossero delle note a margine rispetto a questo precetto. Amare gli altri vuol dire accettare la diversità, dell’altro. Morpurgo riconosce che la vera libertà richiede una disciplina spirituale. “La povertà esistenziale dei nostri giorni, lo dico con chiarezza, dipende dalla negazione del senso religioso. Non dobbiamo aver paura di gridare la nostra appartenenza ad un unico Dio”
“Abbiamo avuto stasera– conclude Savorana – un miracolo, quello di avere due ebrei e un’unica idea: che l’uomo è libero, ma non è indipendente dal Signore. Per noi questa via al Signore è stata la persona e la vita di don Giussani, che ha sempre valorizzato la fede ebraica, perché mette nelle condizioni di non essere schiavi di alcunché.”

F.R.
Rimini, 24 Agosto 2005