RESTITUIRE IL MONDO AI LETTORI DE L’OSSERVATORE ROMANO NEL SEGNO DI EMMAUS
Rimini, 22 agosto – «Andrea Monda è diventato da poco direttore del “giornale del Papa”. Nel Meeting che ci invita a fissare uno sguardo chiediamo a lui quale sguardo ha permesso il cambiamento che ha vissuto». Con queste parole Alberto Savorana, portavoce di Comunione e Liberazione, in Sala Neri UnipolSai presenta e dà la parola a Andrea Monda, direttore da otto mesi de L’Osservatore Romano che descrive il suo personale percorso.
«Sono già stato qui al Meeting anni fa a parlare di Chesterton, Tolkien e avevo parlato ad una platea di giovani. Oggi, guardando alle persone in platea, capisco anche da questo e una volta di più che la mia vita è cambiata dopo la mia nomina, anche se mi sono rimasti il linguaggio e le categorie espressive di prima. Ho lavorato in banca e ho fatto il cassiere, poi insoddisfatto sono andato a insegnare religione in un liceo e quella è stata una bella esperienza finalmente soddisfacente, in cui ho avuto modo di conoscere tanti ragazzi. Con alcuni di questi abbiamo scritto i testi della Via Crucis del Papa per la Quaresima del 2018. Verso la fine dell’estate», ha proseguito Monda, «il mio amico Paolo Ruffini, un laico responsabile del dicastero della comunicazione in Vaticano, mi dice che sta pensando al mio nome dopo che il Santo Padre gli ha chiesto di trovare un direttore dell’Osservatore Romano. Ho preso tempo, mi sentivo inadeguato, ma Paolo mi ha detto che anche per lui è stato così e che in fondo anche San Pietro si sentiva inadeguato. Ho pensato molto a come poteva il Papa pensare a me, come ha potuto un’attenzione arrivare su di me, e d’altra parte accettare questo significava smettere di insegnare ma poi ho detto si e il mio nome è stato accettato dal Santo Padre. Dunque il mio nome è nato da ciò che fissavo».
«Il cambio è stato veloce», ha continuato il direttore. «Il mio primo giorno da direttore è stato il 21 dicembre 2018. Il giorno prima ero ancora in classe e un ragazzo della quarta ginnasio mi ha detto che dopo aver assistito alla mia lezione lui voleva andare avanti con me per cinque anni anche se aveva scelto all’iscrizione a scuola di non voler fare religione. Volevo piangere».
Savorana ha rilanciato con una domanda: «L’Osservatore Romano non è un quotidiano italiano, ma mondiale. In questi pochi mesi da direttore che percezione hai avuto dell’uomo, del mondo, delle fedi?». «Ogni mattina quando varco il portone di Sant’Anna in Vaticano entro nel mondo», ha spiegato Monda, «l’Italia diventa uno dei Paesi del mondo e posso anche non parlare dell’Italia. Infatti sono otto mesi che parlo delle drammatiche situazioni in Venezuela e nello Yemen. Devo avere uno sguardo esteso a tutta l’umanità e sento per tutti i Paesi e per l’Italia una responsabilità che deriva dal mio incarico e dal fatto che ogni parola e ogni sfumatura dell’Osservatore Romano viene ricondotta sempre al Papa. I lettori del quotidiano», ha continuato, «sono pochi ma molto qualificati e attenti: il Santo Padre in primis, ma poi anche cardinali, vescovi, nunzi apostolici, ambasciatori, capi di Stato. Sono persone che incontro e con cui poi scambio pareri, di cui vengo a conoscere la storia e questo ha cambiato la mia visione e ha demolito i miei pregiudizi».
Savorana ha poi posto una differente questione: «Daniele Mencarelli ha detto che “Dobbiamo lasciarci battezzare dalla realtà” mentre Jean Guitton, l’amico di Papa Montini, ha detto l’ormai famosa frase “Ragionevole è il nome di colui che sottomette la propria ragione all’esperienza”. Cosa ne pensi?». Per Monda «come nel battesimo ci si immerge cioè si muore per rinascere, così anche per la ragione deve essere la stessa cosa per aderire alla realtà, al vero delle cose. Ogni giorno le realtà in cui mi immergo sono le tante informazioni che devo organizzare, ordinare, discernere. Quando lo faccio, la mia domanda a me stesso è sempre la stessa: come restituisco il mondo al lettore dell’Osservatore Romano? Come devo fare perché il quotidiano sia lo sguardo del lettore sul mondo? Ero sull’aereo del Papa di ritorno dalla Romania quando imprevedibilmente ma provvidenzialmente il Papa ha detto ai giornalisti di leggere l’Osservatore Romano, perché offre chiavi interpretative. Nel mio primo editoriale da direttore», ha ricordato, «ho utilizzato un’immagine per sostenere il ruolo dell’Osservatore Romano, ho descritto la scena di Gesù che ha offerto una chiave interpretativa ai discepoli di Emmaus che non avevano capito che cosa era successo. L’Osservatore Romano deve quindi, analogamente, essere dentro alle conversazioni tra le persone, ma deve anche restare estraneo e “alto” per proporre un senso alle cose».
Savorana ha concluso il dialogo con una provocazione: «Nelle tante interviste che hai pubblicato insisti con la paura e lo smarrimento, perché?». «È la preoccupazione del Papa», ha replicato Monda, «è il male di oggi, voglio cercare le cause, voglio scavare perché sono sicuro che sotto alla superficie c’è un desiderio mai sopito di gioia e felicità delle persone. La paura nasce dal timore di non incontrare più quella prima gioia incontrata e sperimentata nella vita di ciascuno, quando tutto ha avuto inizio, quando abbiamo ricevuto il dono».
(A.L.)
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