Studenti in cattedra. Accade nella sezione “Un caffè italiano… domande sull’unità”, ogni pomeriggio alle 13.45 nel padiglione B5. Oggi è stata Anna Cavallo, una studentessa di giurisprudenza dell’Università di Milano, a prendere il posto del professore e a “interrogare” Lorenza Violini, docente di Diritto costituzionale all’Università di Milano e responsabile del dipartimento Pubblica amministrazione della Fondazione per la Sussidiarietà. Argomento d’esame, la Costituzione della Repubblica.
La professoressa ha ripercorso in breve gli anni della Costituente e ha risposto alle domande di Anna sulla libera impresa e sulle scuole private. La questione sulla libertà economica ha portato Violini ad analizzare l’articolo 41, anche come esempio del fatto che “la Costituzione è una serie di norme che dev’essere attuata, ma anche un elemento in cui tutte le forze politiche si riconoscono”. Il comma 2, infatti, fa riferimento all’importanza dell’utilità sociale, indizio di matrice cattolica, mentre il 3 sulla programmazione, si riferisce agli ideali comunisti e socialisti del tempo.
Si parla di istruzione nell’articolo 33 che, come sottolinea la professoressa, “rappresenta uno dei punti del testo in cui si vede che la Costituente ha fatto fatica a trovare elementi di consenso”. L’articolo recita: “Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato. Parole – ricorda Violini – diventate baluardo del laicismo, ma se le scuole private chiudessero, il governo dovrebbe spendere ancora di più per l’istruzione”. A questo proposito la docente ha evidenziato un elemento importante della Costituzione: “Ci è stato consegnato il testo, ma spetta alle forze politiche interpretarlo e attuarlo”.
L’ultima domanda di Anna ha riguardato la sussidiarietà: “Qui abbiamo una mostra dedicata a questo argomento ma la parola non compare nel testo costituzionale”. La giurista ha ricordato che il termine “è divenuto centrale nell’Unione Europea dal 1992, anno del trattato di Maastricht, che ha costituto l’Europa come Unione non solo economica ma anche monetaria. La parola sussidiarietà è stata usata per assicurare agli Stati che avrebbero comunque mantenuto la propria identità”. La professoressa ha poi sottolineato che il termine non c’è nella Costituzione italiana ma “si trova nella filigrana del testo come idea”. Per avvalorare la sua tesi ha portato a esempio alcuni articoli del testo costituzionale, come l’articolo 5, dove si parla di una Repubblica divisa in regioni, province e comuni, e l’articolo 2 sulla centralità della persona e delle formazioni sociali. “La stessa realtà del Meeting – ha concluso Violini – trova riferimento e fondamento costituzionale proprio in questo articolo”.