Un ballo multietnico alla stazione Termini

Press Meeting

All’Arena “Nuove generazioni” A1, alle 14:00, per “Un caffè con… “, incontro con una singolare esperienza artistico-culturale, “Termini Underground”, divenuta un affermato esperimento di integrazione tra giovani di etnie diverse. Ne hanno parlato la fondatrice Angela Cocozza, coreografa e danzatrice, e Jean-Hilaire Juru, rapper originario del Ruanda, intervistati dal giornalista Luciano Pazzaglia.

Oltre che il nome di una coreografia e di un locale della metro di Roma, rifugio per giovani immigrati con storie difficili, “Termini Underground” è sinonimo, oggi, di spettacoli di danza portati in scena in teatri come il Brancaccio e il Palladium. Spettacoli dai titoli significativi: “Aeneas” (dall’Eneide di Virgilio), ‘”L’inferno” dalla Divina Commedia, “I promessi sposi”.

«“Termini Underground” prima di tutto è un luogo fisico», ha spiegato Cocozza, «un sottopasso della sta-zione, che è un po’ il nostro bunker sottoterra, dove noi facciamo esperimenti, cercando un nuovo linguaggio di convivenza attraverso la danza e la musica, e ballando ci si diverte. Ben 17 sono le etnie coinvolte, che comunicano attraverso la danza. Il tutto è nato come progetto culturale, ora diventato progetto d’integrazione».

Adolescenti dai 17 ai 23 anni che vengono da lontano (Afghanistan, Ruanda, India, Russia, Albania, Sudan, Capoverde) sono guidati da Angela che dal 2007 porta avanti questo esperimento insieme con l’Associazione Ali Onlus. Hip hop, breakdance, salsa: si balla di tutto, senza alcuna differenza sociale o etnica.

«Non ci sono etnie. Il termine più giusto per definire questa esperienza è quello di una famiglia», ha quindi sottolineato il rapper Juru. «La mia famiglia è stata costretta a fuggire dal Ruanda a causa della guerra», ricorda: «io sono italiano e sento che la storia di Enea profugo in fuga è anche la storia della mia famiglia. La gratuità di un’esperienza come “Termini Underground” non è stata scelta a caso, e l’obiettivo è quello di dare ad ognuno la possibilità di ballare, facendo cadere ogni barriera».

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