Confronto tra Piero Fassino e Giulio Tremonti, sulle grandi questioni politiche del momento, sotto l’occhio vigile di Raffaello Vignali, presidente della Cdo, pronto a invitare chi non è d’accordo semplicemente a non applaudire.
Esordisce tra gli applausi del pubblico, Piero Fassino, quando parla della “capacità di ascolto” che è necessaria nel cammino alla verità. E quando racconta la “lezione di laicità” che imparò dal padre: “Anche nell’uomo più distante da te c’è un pezzo di verità, vedi di scoprire qual è”. Di valori condivisi Fassino ha parlato anche in merito alle riforme istituzionali, necessarie perché oggi “il sistema è inefficace e opaco, estraneo ai bisogni dei cittadini”. La politica non è al passo con la velocità decisionale richiesta dalla società globale: “vive in un tempo differito”. Quali le soluzioni? Occorre superare il bicameralismo perfetto e “l’eccesso di burocrazia nella pubblica amministrazione”. La riforma elettorale dovrà invece tenere conto delle 850mila firme del referendum e muoversi per trovare subito una soluzione in parlamento, che porti a “maggioranze stabili per cinque anni”, riduca la frammentazione dei partiti e dia alle donne un’equa rappresentanza. Ma l’applauso del pubblico scatta quando il leader dei Ds sostiene che è necessario “restituire agli elettori il diritto di scegliere i propri eletti”.
Nella seconda parte del dibattito, Fassino si dice d’accordo con Tremonti sulla necessità di “una politica più forte”, ma “oggi gli strumenti di governo dello stato non sono più adeguati a far fronte a un mercato che è diventato mondiale”. In questo senso “non bisogna sottovalutare i referendum di Francia e Olanda” contrari alla costituzione europea. Ma il leader Ds stupisce la platea quando parla della necessità di avviare riforme che “mettano al centro il merito”, sia nelle università che nelle scuole. “Dobbiamo creare le condizioni per il gusto di fare impresa”. Stupore che diventa però contestazione quando Fassino tocca il tema delle tasse: è possibile abbassare le tasse, mantenendo e anzi migliorando i servizi del welfare? Secondo il leader Ds no. “Il principale modo per migliorare il welfare – dice ancora Fassino – è far sì che nelle famiglie meno abbienti non lavori solo una persona, ma entrambe”.
Cita infine Madre Teresa di Calcutta, quando diceva che è “la solitudine la miseria delle società ricche”. Le famiglie di oggi hanno più accesso a beni e servizi ma “sono molto più esposte alla solitudine e questo è un tema che deve tornare al centro del dibattito politico”.
Tremonti, per il suo intervento, è partito da una caratteristica, a suo dire, ormai propria dei grandi Paesi occidentali. “Il pendolo della politica – ha affermato – non oscilla più da destra a sinistra o viceversa, ma va sistematicamente contro il governo in carica”. Questo perché sull’Europa premono forze di cambiamento straordinariamente forti, che limitano il potere dei governi. “Così, assistiamo al fatto che i cittadini chiedono ai loro governi cose che questi ultimi non sono più capaci o non possono più fare. I governi non sono più padroni del destino dei loro popoli”. Per questo, secondo Tremonti, succede che in molti Paesi, per conservare la democrazia, si chiede più potere per il governo. “Noi, invece – ha chiosato – abbiamo una Costituzione nata nella convinzione che per salvare la democrazia fosse necessario limitare drasticamente le prerogative del governo. Questo, oggi, ci sta portando fuori della storia”. Scendendo sul terreno della vita nazionale, Tremonti ha attaccato Fassino sul tema della governabilità (“il vostro punto di crisi è l’asimmetria fra la gravità dei problemi e gli strumenti per gestirli”) e sul campo delle responsabilità culturali. “I fattori di crisi – ha polemizzato – risalgono al ’68, alla distruzione dei principi di gerarchia, di autorità, di responsabilità. Voi avete fatto proprio il mito della legge, che è un mito giacobino e che è diventato tipico della cultura di sinistra”. Parlando delle tasse, Tremonti ha detto che la gente non ha come vocazione quella di evaderle ma “vuole sapere a chi vanno e a che cosa servono”. L’ex ministro del Tesoro, a riprova, ha ricordato la sua invenzione del cinque per mille, di cui si sono avvalsi 16 milioni di italiani. Ed ha rilanciato, chiedendo a Fassino di sottoscrivere un cinque per mille in favore dell’ambiente, “ma non come una tassa in più bensì come destinazione di quello che il cittadino già paga”. Sui richiami fassiniani al “merito” e all’ “iniziativa privata”, Tremonti ha ricordato al suo interlocutore alcuni provvedimenti del governo che non vanno in tal senso (“i costosissimi adempimenti fiscali dell’anno scorso”) e lo ha invitato a rivolgere certi inviti ai “fedeli” del suo schieramento. Sulla controversa questione dell’Irap (“il cui inventore andrebbe internato”), il vice segretario di Forza Italia ha spiegato di non averla potuta togliere “in presenza di un pil a zero; ma almeno l’abbiamo tagliata perché la giudichiamo dannosa e sbagliata, voi invece la considerate giusta”. Scontato il dissenso sulle pensioni: “ad alcuni state chiedendo di lavorare di meno, ad altri, sul precario, chiedete di pagare di più”.
Un Vignali piuttosto deluso (“da questo incontro ci saremmo aspettati di più”) ha tenuto a chiarire che la politica che interessa al Meeting è quella che serve il bene comune e che “la prima politica è vivere”. “La felicità – ha detto richiamandosi ai temi di questi giorni – uno se l’attende dalla verità, non dalla politica”. Vignali ha criticato l’attuale legge elettorale, “che impedisce di scegliere le persone perché le segreterie dei partiti preferiscono la selezione dei lacchè”. Provvedimenti di questo genere indeboliscono la politica, “e quando la politica è debole, il suo posto è preso da altri poteri, non certo democratici”. L’invito di Vignali, oltre a firmare l’appello per il ritorno della preferenza elettorale e ad acquistare il libro sulla sussidiarietà, è stato “a non aver paura di essere insieme per costruire il bene del Paese”.
A. C. D. B.
Rimini, 23 agosto 2007