“Il rock. Tutti presumiamo di conoscere questa musica accattivante e strana”, ha sottolineato Alberto Savorana, portavoce di Comunione e Liberazione introducendo alle 15 in una gremitissima sala A3 l’incontro con John Waters, editorialista de “The Irish Times.”, curatore della mostra dedicata dal Meeting alla musica che ha segnato gran parte del Novecento. “Dobbiamo lasciarci prendere per mano da Waters, che ha compiuto un’operazione coraggiosa, confrontandosi con il titolo del Meeting di questa edizione, facendoci intraprendere un viaggio nella musica rock. Waters ha questa rara dote: di lasciarsi sorprendere dalla realtà, da elementi e fattori che sono sotto gli occhi di tutti noi, prigionieri della apparenze, della superficie delle cose. Ha accettato il rischio di sovvertire i luoghi comuni. Molti protagonisti (come Bono degli U2, a cui si deve la frase che da il titolo alla mostra), sono suoi amici. La loro ricerca di dare un senso alla propria esistenza sembra così simile alle parole espresse dal Papa nel messaggio inviato al Meeting: una tensione inesauribile del cuore, la sete d’infinito”.
“I nostri cuori – ha esordito il giornalista e scrittore irlandese – sono simili; condividiamo delle percezioni, un’intuizione che viene dal cuore, Si vedono nella storia del rock tanti aspetti contraddittori, conflittuali, che sono gli aspetti convenzionali della nostra cultura. Idee categoriali della mostra sono quelle di figure come ‘il ribelle’, il musicista folk, ognuno dei quali contraddistingue una sezione della mostra. In essi si vede l’espressione dei nostri desideri. Abbiamo intuizioni comuni, a volte eccentriche, che però rivelano solo ciò che è reale, di fatto. Per me la musica è importante perché traduce questa esperienza nell’esperienza di tutti. L’input dell’artista, che è generato dai suoni, si traduce in note, battute e alla fine raggiunge gli orecchi di tutti e si fa riconoscere come proveniente dal cuore di un altro uomo, di un’altra donna”.
Delle “icone” del rock, ha aggiunto, spesso prevale l’aspetto autodistruttivo, egocentrico, narcisistico, mentre la loro ricerca di senso del vivere è come “un sussurrare il loro segreto al nostro cuore. È la capacità, spesso pur fragile, di affetto che si comunica. Ho avuto – ha aggiunto Waters – incontri personali con Bono degli U2. Molti come lui, o come Springsteen hanno intrapreso una ricerca di carattere spirituale, di qualcosa di assoluto, infinito, fondamentale. Parole che abbiamo nel cuore, ma non sempre trovano modo di esprimersi, come nella ricerca di Dio. Parole che sembrano quasi collassare nel silenzio. L’artista le rende diverse, approfondendo alla fine un discorso spiritualmente interiore”.
(M.T.)
Rimini, 19 agosto 2012