“Trasmettere da persona a persona l’incontro con Gesù”

Press Meeting

Rimini, 23 agosto 2015 – “Credere significa ‘assimilare’ la persona di Gesù, per essere il pugno di lievito che fa fermentare la pasta della società, il sale che dà sapore a tutta la vita. Non autoreferenzialità, dunque, ma missionarietà, come continua a martellare papa Francesco: ‘Usciamo, usciamo per offrire a tutti la gioia del Vangelo’”. L’omelia della Messa di questa mattina del vescovo di Rimini, monsignor Francesco Lambiasi, è stata tutta dedicata a quella che il papa ama chiamare “Chiesa in uscita”. Una Chiesa che, davanti alla minaccia della persecuzione, rifugge la tentazione di “omologarsi e rinunciare alla sua identità” o di ritirarsi in “piccoli ghetti chiusi in autodifesa”, ma testimonia Gesù, fa l’esperienza dell’incontro con la sua persona e lo trasmette come “una fiamma si accende ad un’altra fiamma”.
Insieme a monsignor Lambiasi hanno concelebrato Michele Pennisi, arcivescovo di Monreale, Ibrahim Alsabagh, parroco di Aleppo, Carlos Olivero, di Buenos Aires, Ignacio Carbajosa, dell’Università San Damaso di Madrid, Stefano Alberto, dell’Università cattolica di Milano, e l’assistente diocesano di Cl di Rimini Roberto Battaglia.
Monsignor Lambiasi aveva iniziato la sua omelia commentando il vangelo di Giovanni e sottolineando il disorientamento degli ebrei e degli stessi discepoli davanti alle affermazioni di Gesù: lui disceso dal cielo, lui carne da mangiare e sangue da bere. Ma nello smarrimento generale, Pietro “confessa la vera immagine di Gesù: Gesù è il volto di Dio”. Un volto al quale noi sovrapponiamo “l’ombra lunga del nostro egoismo, con l’insaziabile brama di potere, di avere, di apparire”. “Gesù, invece, è quel totalmente Altro che il nostro cuore cerca è, come ha detto papa Francesco, l’annuncio che risponde all’anelito d’infinito che c’è in ogni cuore umano”. Per questo, “credere – ha ricordato il vescovo – è “trasmettere, da persona a persona, l’esperienza dell’incontro con Gesù”.

(D.B.)

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