Rimini, mercoledì 22 agosto – “Il titolo del Meeting purtroppo stavolta non è valido. Quel ponte crollato pochi giorni fa ha segnato la nostra storia. Oggi quel ponte, da simbolo di sviluppo, lo è diventato dell’incapacità di gestire le opere pubbliche. Ma la Liguria deve continuare a vivere: i porti liguri sono il terminale fondamentale delle merci che arrivano in Lombardia e in gran parte d’Italia, perciò da adesso in poi i nostri sforzo vanno moltiplicati. Oggi quel ponte è diventato il simbolo di un rapporto logorato tra politica e cittadini”. È l’esordio dell’intervento pronunciato dal presidente della Regione Liguria Giovanni Toti al dibattito organizzato al Meeting di Rimini intitolato “Benvenuti al Nord”, in Sala Neri UnipolSai, introdotto da Emmanuele Forlani, consigliere Fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli.
Ponendo la domanda sul ruolo del pubblico nel settore delle infrastrutture e su come sono stati ge-stiti gli asset italiani, Toti ha spiegato che “Genova ci dice che il sistema dei controlli non ha funziona-to: dovevamo sapere che non era sicuro. Le nostre infrastrutture poi hanno tutte una età che parte dagli anni cinquanta o sessanta, dobbiamo fare una riflessione: Genova è una grande ferita, ma an-che le piccole ferite sono tante, e un grande piano per la messa in sicurezza del nostro Paese è la grande priorità pubblica in questo momento”. Aggiungendo che “bisogna accelerare sul tema delle opere pubbliche: stiamo parlando del primo porto logistico d’Italia, già poi sappiamo che costa più della media europea, in termini economici e oggi capiamo anche in termini di sicurezza. Quel ponte pone un interrogativo preciso: qual è l’agenda politica? Maggiori infrastrutture e controlli, ma non sono d’accordo con la nazionalizzazione: siamo figli di un Paese pieno di debiti e quando lo Stato era gestore non si stava meglio. Lo Stato deve controllare e non essere connivente col privato che svolge la sua funzione. Quello squarcio ci costringe a ragionare prima di tutto di questo”.
Dopo Toti è intervenuto il Presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana: “Dobbiamo avere il coraggio di dire che sul tema delle autonomia bisogna cambiare modalità, regole e forme del pubblico e degli appalti, che sono incompatibili con la velocità del mondo in cui viviamo. In Lombardia vogliamo arrivare a una semplificazione del rapporto tra pubblico e privato. Una diligence su una società che ha problemi dovrebbe essere immediata, mentre oggi non è così, ci possono volere oltre otto mesi”. Se poi “nei territori del sud mancano infrastrutture, vale lo stesso anche per i nostri territori del nord”. In questi anni, ha spiegato Fontana, “siamo passati da una statalizzazione oppressiva a un’inferiorità del pubblico rispetto al privato. Io non sono a favore delle nazionalizzazioni ma sono per un riequilibrio delle competenze. È inaccettabile che un privato guadagni cifre inverosimili da un bene pubblico senza nemmeno poterlo controllare. Ci sono regole che devono sottendere nei rapporti tra pubblico e privato”. Infine “le province poi devono essere riviste e qualificate, come i comuni, enti che capillarmente possono dare risposte utili”.
Ha continuato il discorso presidente della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fe-driga: “Non sono convito che ci sia male assoluto o bene assoluto da una parte o dall’altra. I miti che privato o pubblico rubano a prescindere dobbiamo smontarli. Serve un’interazione virtuosa. Dob-biamo avere la capacità di sfruttare a livello nazionale gli asset che abbiamo e che non riconoscia-mo”. Fedriga ha poi spiegato che “serve un piano nazionale di sistema ma si passa attraverso i terri-tori. La ricchezza del nostro Paese è la diversità, abbiamo questa forza. Non si possono dare risposte uniche a livello nazionale a diversità complesse, altrimenti si annichilisce l’Italia e la diversità italiana”. I rappresentanti degli enti locali, ha poi concluso, “devono essere eletti dai cittadini: è un deficit di democrazia enorme”.
Ha infine terminato il giro di interventi il presidente della Provincia Autonoma di Trento Ugo Rossi, che ha spiegato come il “titolo del Meeting ci dice che noi siamo felici se dentro questa storia ci vo-gliamo stare e realizzarci. In questa frase è racchiuso il senso vero dell’autonomia di governo, che cioè dentro un Paese noi ci siamo e siamo parte di questa storia. Una volta si diceva, come slogan, padroni a casa nostra: ma quando si acquisiscono le competenze per esercitare ruoli e responsabilità a casa propria non si è padroni ma padri”. Rossi ha perciò concluso spiegando che “quando sento di parlare di arretrare tutto in una logica nazionale penso che c’è un arretramento”, ma che allo stesso modo “è il tempo di valorizzare davvero chi ha dimostrato di sapere fare le cose, e attraverso quello valorizzare le potenzialità che ha il nostro paese. In termini di spesa costa molto meno amministrare dalle regioni che dallo stato centrale, e in termini di controllo la filiera è sicuramente più corta, di modo che ciò che non va è più visibile. Dobbiamo scommettere sulla responsabilità di gestire i territori”.