Testimonianze di frontiera

Press Meeting

«Occorre incontrarlo per conoscerlo. Non serve che qualcuno ce Lo spieghi. E’ la realtà che ci fa scoprire quanto abbiamo bisogno di Cristo». Davide Perillo, direttore di Tracce, commenta con queste parole l’incontro “Testimonianze di frontiera”, tenutosi alle 15:00 in una gremita Sala Illumia C3. Due gli ospiti, con storie diverse e da continenti diversi, ma accomunati dal fatto di operare in situazioni di frontiera, pur se caratterizzate da peculiari problemi: una città del ricco nord est italiano, Padova, e González Catán, periferia di Buenos Aires.

Anche per scelte di vita i due testimoni sono diversi. Marco Pozza è un giovane sacerdote, parroco di ‘Due Palazzi’, il carcere di Padova. Horacio Morèl è invece direttore operativo dell’Opera Padre Mario Pantaleo, avvocato sposato e padre di cinque figli. La testimonianza di don Marco è introdotta da un filmato, in cui si racconta del carcere e di alcuni detenuti e ex detenuti, la cui vita è cambiata e rinnovata. Pozza prende la parola subito dopo e sembra un torrente in piena nel raccontare i fatti che hanno costruito la sua esistenza, fino a divenire parroco di un carcere. Anche la seconda testimonianza è introdotta da un video: la biografia di don Mario Pantaleo, nato in Italia, migrante da bambino in Argentina, tornato poi nel paese d’origine per entrare in seminario. Da sacerdote, nel 1948, ritorna in Argentina per rimanerci. Per rispondere ai bisogni della comunità del barrio dove è la sua parrocchia, nascono le prime opere per i malati terminali, i bambini e le persone con handicap; poi la scuola e il policlinico. Al filmato seguono testimonianze dei collaboratori e delle persone che usufruiscono di tali servizi.

Anche la testimonianza di Horacio, seppur molto più pacato di don Marco e con il filtro della traduzione, è coinvolgente e a volte drammatica. «L’Argentina è stato un paese con avventure, e disavventure, politiche non certo normali», fa notare, «e questo non contribuisce ad un clima sereno». Cita i rapporti fra don Pantaleo e l’allora vescovo Bergoglio e l’attenzione sempre dimostrata da quest’ultimo verso l’Opera. Quello che rimane è la sensazione di aver incontrato persone con una vita ricca, perché vissuta con disponibilità e desiderio di incontrare Cristo.

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