“Il problema della vita non è la riuscita, ma un amore” con queste parole di Julián Carrón, pronunciate in occasione del pellegrinaggio a Czestochowa di quest’anno, Emilia Guarnieri, presidente della fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli, ha introdotto l’incontro “Testimonianze dalle periferie: educazione, introdurre alla realtà”, che si è svolto nel salone D5 alle 11.15.
“Il cuore dell’uomo deve essere riconquistato – ha continuato Guarnieri – perciò il compito dell’educatore è aiutare i giovani a re-incontrare il proprio io. La sfida educativa è davvero urgente: solo il cuore ha il potere di cambiare e di costruire la storia”. In risposta il relatore Alberto Bonfanti, insegnante di storia e filosofia e presidente di Portofranco, ha sottolineato l’importanza di educatori che si occupino seriamente dei giovani. Il mondo odierno sembra preoccupato solo di ampliare il divertimento dei ragazzi, “dimenticando che il loro cuore desidera molto di più: ha sete di giustizia, verità e bellezza”. Ma come insegnare agli alunni a non aver paura di cercare la verità? Come educarli alla libertà? “C’è solo un modo: introdurli al rapporto con la realtà”, così risponde Bonfanti riprendendo le parole di Carrón.
Riparte proprio da questa evidenza, José Medina, insegnante negli USA: “è proprio nella mancanza di speranza che si radica l’incapacità di stare davanti alle circostanze; quando le cose non hanno un legame con un ‘di più’, i problemi della vita si presentano come difficoltà insormontabili e pesanti. Educare significa accompagnare ad entrare nella realtà”.
Da qui la necessità di adulti che guardino con un nuovo sguardo i giovani, uno sguardo pieno di amore e di tenerezza, uno sguardo che deriva dal riconoscere l’altro prima di tutto come una persona con i nostri stessi bisogni. Infatti lo sviluppo intellettuale della persona non può essere diviso dall’esperienza affettiva, come ha detto Bonfanti: “Solo l’attrattiva di una presenza vicina può suggerire che la realtà è positiva, che la conoscenza è sempre un avvenimento. L’uomo si realizza conoscendo e scoprendo la realtà.” L’adulto deve testimoniare con la propria vita che c’è sempre una speranza e proporre uno stile di vita semplice, più adeguato e corrispondente allo spirito umano, che non si accontenta di piccoli piaceri.
“Si educa sempre in una comunione – sottolinea il presidente – e i volontari di Portofranco cercano di trasmettere ai ragazzi soprattutto la passione per quello che studiano. È proprio la passione infatti il nesso tra lo studio e la realtà. Un educatore che si presenta aperto al mondo contagia con il suo atteggiamento gli studenti”. I ragazzi apprezzano particolarmente la gratuità dei volontari, che mettono a disposizione il proprio tempo semplicemente per amore. “Amare senza limiti – conclude Medina – vuol dire amare il mistero dell’altro. Questo è possibile solo riconoscendo nel presente la tenerezza, l’affezione, la pietà che Dio ha per me. Riconoscere l’altro come dono ci lascia pieni di libertà e di gratitudine davanti ad ogni circostanza. Infatti gli educatori crescono insieme ai loro ragazzi”.
(C.S.)