Tecnologie e insegnamento: come conciliarli?

Press Meeting

Rimini, 23 agosto 2017 – Si è svolto oggi alle 18.30 il secondo appuntamento del ciclo di incontri “What? Macchine che imparano?”, nell’omonimo Spazio in Piazza A5/C5. A dialogare sul rapporto tra tecnologia e apprendimento sono stati Susanna Mantovani, professore onorario di pedagogia generale e sociale all’Università degli studi di Milano-Bicocca, e Giuseppe Sinatra, docente di matematica e fisica presso Cometa.
Ad aprire l’incontro è Sinatra, che espone alla platea i risultati di un esperimento condotto sulle sue classi di matematica. L’idea è quella di utilizzare la tecnologia come strumento per accompagnare l’alunno in una didattica più personalizzata. Come? Il professore assegna quotidianamente i compiti che gli alunni dovranno svolgere a casa tramite tablet. Un programma poi elabora i dati ricevuti dagli studenti e crea un grafico dei risultati della classe. Il docente può così comprendere l’andamento della classe e avere dei feedback dell’apprendimento degli alunni. Questo permette di avere una correzione partecipata, poiché l’insegnante sa chi aveva sbagliato l’esercizio e può, ad esempio, chiamarlo alla lavagna per fargli correggere i suoi errori, permettendogli un apprendimento specifico. Sinatra mostra, così, alcuni grafici fatti durante l’anno: nel primo, la media della classe si attestava intorno al 5, in maniera abbastanza omogenea. Nel secondo, invece, i voti erano tutti bassi tranne due eccellenze. Racconta: «Abbiamo così deciso di fare un recupero con tutti quelli che erano insufficienti. Abbiamo poi fatto di nuovo un test, e questa volta i voti erano tutti buoni, tranne uno. Con lui, abbiamo fatto delle ore aggiuntive di recupero, ma dopo il test è andato ancora male. A quel punto, abbiamo capito che lui aveva maggiori difficoltà e necessitava di una attenzione particolare». E conclude: «Come possono aiutarci le tecnologie? Il problema è sempre del professore. I vantaggi sono evidenti: la tecnologia consente di conoscere di più lo studente e di seguirlo di più, oltre che di misurare direttamente l’impatto della didattica e, soprattutto, di personalizzare il percorso didattico. Tutto questo, però, è responsabilità del docente: spetta a lui doversi implicare di più».
Diverso l’approccio di Susanna Mantovani, che si interessa soprattutto di bambini tra i 6 e i 10 anni. Si sofferma sul concetto di educazione, da intendersi come “partecipazione guidata”: il bambino, osservando il modello adulto e partecipando dei suoi comportamenti, apprende gli aspetti che vede. E, con riferimento ai mezzi tecnologici, chiosa: «È quindi responsabilità dell’adulto mostrare fin da subito al bambino un corretto utilizzo dei nuovi mezzi tecnologici, affinché possa apprendere immediatamente come sfruttarli in maniera adeguata». La docente indica la strada: «Dobbiamo allora chiederci: cosa è davvero essenziale? La tecnologia rende ogni cosa infinitamente più semplice, anche l’apprendimento. Ma bisogna stare attenti a non esagerare, altrimenti viene meno la creatività del ragazzo. Non bisogna dimenticare che la tecnologia è di supporto alla conoscenza, ma non può sostituirla. Ecco allora in cosa sta la responsabilità dell’adulto: capire l’equilibrio da mantenere nell’introdurre l’alunno al mondo della tecnologia».
(F.Gi.)

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