Speranza e fiducia nella capacità di pensare il futuro
Affascinante il dialogo attorno al rapporto tra tecnologia e natura che si è svolto oggi alle 11.30, nello Spazio Innovazione What’s, Piazza A5/C5. Un nutrito pubblico, in gran parte di studenti, ha ascoltato con attenzione Francesco Salamini, Genetista e Botanico dell’Istituto Max Planck di Colonia e Francesco Botturi, Professore di Filosofia Morale all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano in ordine alle domande poste dal moderatore Carlo Soave, Genetista Vegetale, Università degli studi Milano.
La domande rivolte a Salamini hanno permesso al genetista di illustrare i grandi passi fatti nello sviluppo delle tecnologie applicabili all’agricoltura: eterosi, ibridi, produzione e uso di azoto, biopesticidi, piante perenni. “Da sempre l’uomo si è applicato nel tentativo di migliorare in termini di efficacia la produzione che la natura offre – dice Salamini – e anche oggi la necessità rimane individuare progetti per intensificare la produttività, affrontando i maggiori problemi che la ricerca scientifico-tecnologico, a livello globale, deve considerare: energia, cibo, ambiente”. È connaturata all’uomo la necessità di pensare a un futuro migliore.
A Botturi è spettato invece sviluppare la tematica della natura dell’uomo e del mondo, quella che i Greci avrebbero chiamato physis. A partire dalla distinzione tra tecnica e tecnologia, il filosofo ha mostrato l’evidenza di un mondo che oggi si riduce a globo, dove proprio la potenza della tecnologia detta esigenze e crea realtà, nella prospettiva di un’ipotesi tecnocratica di gestione del mondo. Ma che cosa dice tutto questo in merito alla natura dell’uomo? Nella ricerca tecnica e poi tecnologica l’uomo intravede la possibilità di raggiungere dei primati. Ma che cosa persegue l’uomo nella ricerca di possibilità estreme? “L’uomo cerca una soddisfazione – sottolinea Botturi – che esaurisca l’attesa inquieta che si ritrova dentro, anche attraverso un dispositivo tecnico”.
Il dialogo si è aperto al pubblico ed è continuato fuori dallo spazio What’s. Se si parla di mondo ridotto a globo, si può parlare di post-umanità? Si possono conciliare tecnologia e natura o sono destinate a rimanere su piani opposti rispetto a ciò che è bene per l’uomo? “Fino a oggi si è sempre trattato il problema proprio nella prospettiva dei piani separati: l’uomo può indagare ciò che è materiale, ciò che è spirituale non c’entra – è la sintesi che trae Soave – Nel mondo in cui viviamo oggi una mentalità tecnico-scientifica non può non dialogare con quella umanistica”.
Soave invita infine i presenti a continuare a condividere le riflessioni nate nello spazio web