Rimini, sabato 22 agosto – Nel 2015 l’Onu ha individuato 17 obiettivi di sviluppo sostenibile contenuti nell’Agenda 2030 dell’Onu. Per sostenibilità si intende conciliare le dimensioni economica, sociale e ambientale che non può essere decretata dall’alto, ma con la mediazione di persone e corpi intermedi realmente capaci di creare e innovare. Da qui la necessità di riscoprire il nesso fra sviluppo, sostenibilità e sussidiarietà.
Questo il filo conduttore dell’incontro dal titolo “Sviluppo, sostenibilità e sussidiarietà: rendere possibile un futuro diverso”, in collaborazione con Eni, Generali, Fondazione per la Sussidiarietà, Unioncamere, con tre relatori di grande spessore culturale e senso pratico. Sono Domenico Fanizza, executive director for Italy, Portugal, Greece, Malta, Albania, and San Marino at International Monetary Fund; Enrico Giovannini, docente di Statistica Economica all’Università di Roma Tor Vergata e portavoce di ASviS (Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile); Stefano Zamagni, presidente Pontificia Accademia delle scienze sociali. Ad introdurre gli interventi Giorgio Vittadini, presidente Fondazione per la Sussidiarietà, con la moderazione di Elisabetta Soglio, Responsabile di Buone Notizie, settimanale del Corriere della Sera.
«La crisi generata dal Covid», dice Fanizza, «è un’opportunità per ripensare ad un nuovo modello di sviluppo che si traduce nell’utilizzare bene le risorse disponibili, a non sprecarle. Il coinvolgimento del settore privato è indispensabile in questi processi. A sua volta i governi e il settore pubblico in generale devono investire per il futuro per favorire lo sviluppo, la sostenibilità ambientale, il dialogo con la società civile».
Ricco di spunti di riflessione l’intervento di Zamagni che più volte cita l’enciclica “Laudato Sì”, che, dice, «ad una sostenibilità come ottimizzazione delle risorse introduce una visione di sviluppo integrale umano che genera una fioritura della dimensione antropologica rispetto ad altre. In Italia abbiamo una tradizione di comunità che si è vista bene nel periodo dell’emergenza quando gli italiani hanno interiorizzato bene le norme di comportamento. Occorre lasciare esprimere e valorizzare le nostre radici comuni».
«Transazione ecologica, digitalizzazione, lotta alle diseguaglianze, resilienza sono le parole chiave», afferma Giovannini, che lancia una proposta: «Riscrivere insieme i conti nazionali sull’idea dello sviluppo umano coinvolgendo i partner presenti, FME, Accademia Pontificia, Unione Europea da sottoporre al governo. Nel nostro paese gli indicatori del dopo Covid registrano una povertà in aumento, calo dell’istruzione, diseguaglianze nell’occupazione, ecc. Il dibattito scaturito intorno all’agenda 2030 deve favorire l’inserimento nella costituzione dei principi, quali sviluppo sostenibile e sussidiarietà, che altri paesi europei come Belgio, Francia, Norvegia, hanno già introdotto».
(G.G.)
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