STRATEGIE E POLITICHE PER LO SVILUPPO DELLA COMPETITIVITÀ DEI TERRITORI

Press Meeting

“Uno dei temi principali della politica economica italiana”. Così ha definito Franco Bechis, Direttore di “Italia Oggi”, il tema del workshop organizzato in collaborazione con Sviluppo Italia, a cui hanno partecipato Giuseppe Tripoli, Segretario Generale di Unioncamere, Domenico Arcuri, Amministratore Delegato di Sviluppo Italia, e Salvatore Cuffaro, Presidente della Regione Sicilia.
“Il termine competitività – ha detto Tripoli all’inizio del suo intervento – implica una distinzione tra competitività territoriale, imprenditoriale e una competitività del mezzogiorno. In questi anni abbiamo assistito, su questo tema, ad un surplus di enfasi, che si è trasformata in ideologia che chiamerei ‘mercatista’: vale a dire l’idea che vede da un lato le aziende che devono fare ‘shopping territoriale’ e dall’altro i presidenti delle Regioni che devono ‘vendere il loro territorio’ “. L’auspicio per Tripoli è che si sostituisca il termine “competitività” con quello di “ospitalità” verso le imprese che su un territorio ci sono e quelle che desiderano andarvi. Da qui anche una diversa competitività delle imprese, le quali devono fare una scelta in termini di risorse umane. Per una maggiore competitività, occorre “una presenza leggera dello Stato” e una “concentrazione di risorse per le infrastrutture piuttosto che per la spesa pubblica”.
“E’ di moda oggi usare il termine IDE (investimenti diretti esteri) – ha detto invece Arcuri – nei quali l’Italia risulta fanalino di coda, mentre penso che l’Italia, sia stata per lunghi anni un ‘supermercato’ in cui aziende straniere venivano a comprare senza rischiare”. “Non basta pensare che gli stranieri non vengono perché questo territorio è ‘meno accogliente’ – ha ribadito – La verità è che un operatore, poniamo dell’Uzbekistan, per poter investire in Italia, chiede sufficiente certezza dei tempi e semplificazione dell’iter procedurale”. “Penso – ha concluso – che il ruolo dell’operatore pubblico sia quello di trovare crescenti convenienze di investimento”.
In fibrillazione per l’ultimo aereo in partenza per Santiago, Cuffaro ha subito affrontato il problema che gli sta più a cuore. “Il ponte sullo Stretto – ha spiegato – è l’esempio emblematico di come la politica di Governo condizioni le scelte di programmazione di una regione come la Sicilia”. “Come faccio a spiegare ai siciliani – si è poi chiesto – che un intervento che costa 1/5 del costo complessivo della TAV non si realizzarà?”. Secondo Cuffaro, occorre accostare al termine “ospitalità territoriale” quello di “vocazione territoriale”. “Nella mia Regione – ha aggiunto – fino ad ora è stata violata la vocazione. Un esempio per tutti: il petrolchimico, che a noi lascia solo guai e danni, perché la gran parte del gettito delle accise va allo Stato e quando decidiamo di fare i termovalorizzatori, la cosa viene bocciata dal Ministro Pecoraio Scanio”. “Essendo finito il tempo delle vacche magre – ha concluso – occorre che le risorse vengano programmate dalla base”. La svolta è costituita dal programmare “risorse compartecipate”, da investire per creare condizioni di sviluppo e di lavoro.
Alle domande del pubblico su turismo sanitario, precarietà, volontariato, mezzogiorno, Cuffaro, in merito alla spesa sanitaria, si è detto favorevole ai tagli purchè non il servizio non perda in qualità. In merito allo sviluppo del mezzogiorno, ha auspicato “investimenti aggiuntivi”. Arcuri, ritornando sul tema della competitività, ha invece auspicato che “le strade siano poche e semplici” in modo che tutti i soggetti in gioco possano dare il proprio contributo. Tripoli, infine, riprendendo Cuffaro, ha dichiarato che per rilanciare la vocazione occorre valorizzare il capitale umano, non investendo in corsi di formazione ma facendo bene e meglio il proprio lavoro”.

G.F.I.
Rimini, 24 agosto 2007