“Questo lavoro sulla sussidiarietà è un seme caduto sulla terra arida del bipolarismo incivile di questi anni, che noi siamo riusciti a smuovere. E questo seme non ha dato solo frutti, ma sta cambiando la terra stessa; perché l’Italia ha solo da perdere dal bipolarismo incivile”. È intervenuto così Enrico Letta, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, nel corso di “Strano ma vero! Tappe di un cammino comune”, l’incontro sui lavori dell’Intergruppo Parlamentare per la Sussidiarietà. All’appuntamento erano presenti anche Maurizio Lupi (Deputato di Forza Italia), Emmanuele Forlani (Segretario Generale Fondazione per la Sussidiarietà), Giovanni Cànepa (Direttore Associazione Glocus), Giuliano Cazzola (Presidente Comitato Scientifico Associazione Giovane Italia), Giuseppe Lanzilotta (Segretario Generale Fondazione Magna Carta), Dario Nardella (Direttore Associazione Eunomia), Andrea Peruzy (Direttore Amministrazione e Finanza Fondazione Italiani Europei), Ivano Russo (Presidente dell’Assemblea soci fondatori Fondazione Mezzogiorno Europa) e Alex Voglino (Direttore Centro Studi Fondazione Nuova Italia).
Forlani, che ha coordinato i lavori, ha sottolineato il fatto nuovo della presenza, accanto all’Intergruppo, rappresentato da Lupi e Letta, delle Fondazioni, con le quali è stato avviato un lavoro proficuo, “nel quale tutti danno il loro apporto originale, per individuare punti comuni per lo sviluppo del Paese”.
Nel corso del suo intervento, Letta ha rimarcato che “la sussidiarietà è il valore più moderno che ci permette di affrontare la complessità della nostra realtà”. Secondo il Sottosegretario, infatti, “la logica verticalista e centralista non è in grado di affrontare le dinamiche attuali della nostra società, perché è venuto meno il pan-pubblicismo; oggi dalla modalità verticale siamo passati a quella orizzontale, alla collaborazione di massa e di rete”. Per Letta, insomma, “la sussidiarietà è il nuovo nome della libertà”, come hanno dimostrato gli ottimi risultati del 5 per mille, che ha portato gli italiani ad una scelta “libera e responsabile”.
“Abbiamo un grande compito, spiegare cos’è la sussidiarietà – ha detto Maurizio Lupi – Questa parola finora è stato poco tradotta a livello di legislazione”. Almeno un risultato, però, questo tavolo di discussione l’ha già ottenuto: l’inserimento del 5 per mille nella dichiarazione dei redditi: “Nella Finanziaria il 5 per mille non c’era – ha commentato Lupi – ma l’Intergruppo ha superato le possibili discussioni e ne ha ottenuto l’inserimento. A noi interessa il bene comune: nel confronto politico c’è bisogno di condivisione, di punti comuni di lavoro. La riforma delle istituzioni può essere una di queste occasioni”.
Secondo Russo, per andare in direzione di un “bipolarismo mite” è necessario un “confronto tra culture politiche”, senza il quale “non è possibile una politica di qualità”. E proprio la sussidiarietà può essere “il terreno su cui una cultura politica può crescere”.
Nardella ha invece evidenziato – riprendendo un invito di Carlo Azeglio Ciampi – che “il più grande male dell’Italia è non avere una classe dirigente”. Se da un lato “tra i cittadini italiani c’è già grande consapevolezza del bisogno di raggiungere un impegno comune” sulle priorità del Paese, dall’altro sono le istituzioni a essere indietro, visto che “nel Parlamento italiano non c’è mai stato uno schieramento condiviso su tutte le questioni più importanti”.
Per Voglino “la più grande lacuna nel passaggio dalla Prima alla Seconda Repubblica è stata la mancanza di una discussione comune per riscrivere le regole del gioco”, ma la riforma istituzionale alle porte può essere l’occasione “per mettere alla prova l’esperienza di lavoro fatta con l’Intergruppo parlamentare”. Fondamentale, sempre secondo Voglino, considerare centrale l’argomento del non profit, “perché se non si trovano regole condivise” su questo tema, non si può “dare concretezza alla sussidiarietà”.
Canepa ha affidato il suo intervento a tre immagini. Nella prima, quella di un’auto con i vetri oscurati, ha voluto individuare buona parte della politica italiana, “incapace di progettare il futuro a partire dalla realtà che la circonda”. La seconda, il “megafono organizzato” è il metodo delle Fondazioni: “mettere insieme retroterra diversi per farli interagire ed elaborare politiche da presentare alla Politica”. Infine il “velo d’ignoranza”: immaginare i meccanismi migliori, senza sapere a priori quale sarà il risultato.
Per Peruzy, “la crisi della politica è evidente, soprattutto nella sua pretesa di autoreferenzialità”. “Per questo – ha detto – sono necessarie regole nuove, bisogna ripensare le istituzioni, occorre avere coraggio. La politica è passione e lungimiranza e richiede persone che alla rissa sappiano rispondere con il dialogo. Questo è il bipolarismo mite, che non vuol dire debole ma consapevole delle responsabilità che si assume chi sta politica”.
Il porofessor Cazzola ha sostenuto che, nonostante la vis polemica, sul terreno del lavoro e dell’occupazione i due schieramenti “hanno dato il meglio di sé e si sono passati la staffetta”. Secondo Cazzola, al di là di differenze più strillate che reali, c’è continuità tra il “pacchetto” Treu, la legge Biagi e l’accordo di luglio sul mercato del lavoro. “Nel mondo dell’occupazione, dove il bipolarismo mite potrebbe dare il meglio di sé – ha concluso Cazzola – si sono ottenuti risultati importanti perché i due schieramenti hanno lavorato agli stessi obiettivi e Biagi, di fatto, ha costituito l’elemento di continuità fra Treu e Maroni”.
Lanzillotta, infine, si è chiesto cosa le Fondazioni possano dare alla politica, oggi priva di idee e incapace di fornire risposte al Paese. “Noi Fondazioni siamo dei think tank, come dice la parola dei contenitori di pensiero. Possiamo offrire delle elaborazioni teoriche che la politica, poi, potrà tradurre in progetti, passando attraverso il principio di sussidiarietà, sinonimo di libertà”.
M. Cap. D. B.
Rimini, 24 agosto 2007