Storie dal mondo. Maaloula, l’ultima trincea

Press Meeting

Un furgone lanciato contro un gruppo di militari poco più che ragazzi, l’esplosione, e subito insieme al fumo si leva una voce maschile, gutturale, Allah Akbar, Allah Akbar, Dio è grande, Dio è grande. Muore il kamikaze insieme agli otto soldati e quella voce esultante risuona nelle orecchie. Siamo in Siria dove gli jihadisti seminano terrore. E morte. Cosa sia realmente accaduto e perché ce lo ha mostrato il reportage di Gian Micalessin ‘Maaloula, l’ultima trincea’, proiettato in D3 per il ciclo Storie dal mondo a cura di Roberto Fontolan e dello stesso autore.
A Damasco si sopravvive. Il centro città continua a essere affollato, i negozi aperti, le persone prendono il tram, sui banchi del mercato campeggiano verdure, pomodori gonfi come il loro prezzo schizzato alle stelle da quando i telegiornali hanno diffuso la notizia del probabile attacco da parte Usa contro Assad e la gente si è precipitata a fare scorte. È il 3 settembre 2013 e da due settimane gli abitanti vivono incollati alla tv, da quando il 21 agosto c’è stato il lancio di armi chimiche nei quartieri fuori dal centro, controllati dai ribelli. Micalessin precisa: “Non si sa chi li abbia lanciati. Di fatto è accaduto in una zona controllata dai ribelli”.
Micalessin e il suo accompagnatore Saaman Daoud raggiungono i quartieri insieme all’esercito governativo di Assad. Là è un’altra storia, la stessa di ogni paese in guerra: case sventrate, palazzi esplosi, sangue sui muri bucati, silenzio rotto solo dalle pallottole dei cecchini, macerie che nascondono le temibili Ied, le mine improvvisate capaci di far saltare un autocarro. Si teme per la sorte di Maaloula, il villaggio che da due giorni è preda degli jihadisti, “Maaloula è morta” dice Saaman. Lui e Micalessin vi si dirigono con i governativi.
Maaloula è un borgo aggrappato a una montagna di pietra chiara, luminosa. Nelle fenditure racchiude i monasteri di Santa Tecla e dei Santi Sergio e Bacco. Gli jiadisti lo hanno assaltato, cacciato i soldati di Assad, ucciso a sangue freddo tre cristiani e ora stanno nascosti dietro la statua della Madonna da dove sparano. Il gruppo con Micalessin riesce ad arrivare a Santa Tecla. Fuori gli spari, dentro le suore recitano i vepri. Stanno bene e l’unica cosa che il gruppo può fare è accettare una benedizione insieme all’immaginetta della santa e andarsene. Le suore rimangono. Il capitano che guida il gruppo morirà qualche mese dopo, in uno scontro. Per lui, alawita, era un onore difendere quelle suore cristiane. Oggi Maaloula è un villaggio fantasma. L’altro monastero, quello dei Santi Sergio e Bacco, è distrutto. Alcuni abitanti per difenderne i resti hanno formato una milizia cristiana, uno di loro provoca: “Salutatemi i cristiani d’Europa, ditegli di venire a vedere cosa fanno i loro amici musulmani”.
In Siria gli Jiadisti continuano ad avanzare. Uomini uccisi con un colpo alla nuca, l’immagine di un giovane inginocchiato mentre sta per subire il taglio della gola. Una famiglia in lacrime, il figlio di 23 anni è stato rapito, la madre piange: “Voglio solo che George torni a casa. Che torni a casa”. Una giornalista: “Hanno rapito me e la mia troupe. Due ore dopo hanno ammazzato l’assistente cameraman”. Quando le luci si riaccendono in sala prende la parola Giampaolo Silvestri, di Avsi: “Abbiamo due campi profughi, uno in Libano e uno in Giordania, accolgono 35mila persone, in Libano la proporzione è altissima: 178 rifugiati ogni mille abitanti. Con i fondi raccolti li abbiamo aiutati, soprattutto abbiamo fatto in modo che i bambini frequentassero scuole libanesi e giordane. Stiamo verificando con il patriarcato caldeo un aiuto verso i profughi iracheni che stanno arrivando”.
Quando Fontolan chiede a Daoud cosa significhi oggi essere cristiani in Siria, lui risponde: “Siamo vasi di coccio tra vasi di ferro. Purtroppo la sensibilità in Europa è diminuita. Voi dovete svegliarvi, avete aiutato le persone sbagliate. Non esiste un islam moderato, esiste il vero islam che riconosce l’altro. Occorre distinguere il vero musulmano da quello estremista”. Daoud ha portato con sé un filmato girato ad Aleppo, nella quale perfino le torri dei minareti sono state abbattute. Ha ripreso una dichiarazione del Vescovo Gian Kauak: “L’obiettivo dei fanatici sono tutti quelli che non hanno il loro stesso pensiero”. Un altro testimone, Taufik Eid, aggiunge: “Ognuno di noi c’entra. Almeno nella preghiera. Almeno nell’essere contro. Almeno”.
Micalessin rispondendo alle domande del pubblico DICE apertamente che “i finanziamenti agli jihadisti di al-Nursa e al-Qaeda provengono da Paesi amici dell’Occidente: Arabia Saudita, Kuwait, Qatar dove ha sede la tv Al Jazeera. È il Qatar che finanzia i Fratelli Musulmani e li trasforma in estremisti che si procurano altri soldi da rapimenti e dal contrabbando del petrolio estratto nei territori conquistati”.
Serve anche una raccolta fondi per aiutare i cristiani. In questi giorni ne è stata promossa più di una. Cerchiamole su internet. E almeno la preghiera, almeno essere contro, come dice Taufik Eid.
(D.T.)

Scarica