Alla XXXIII edizione del Meeting per l’amicizia tra i popoli riprende la rassegna “Storie dal mondo” curata da Roberto Fontolan, direttore del Centro internazionale di Comunione e liberazione, e da Gian Micalessin, giornalista e reporter. Numerosi i visitatori che, probabilmente attirati dal successo della rassegna nelle scorse edizioni, hanno riempito la Sala Neri GE alle ore 19. In questo primo appuntamento è stato proiettato “Life in a day” (La vita in un giorno), un reportage realizzato da Kevin Mac Donald, documentarista e regista (“L’ultimo re di Scozia”) e dal celebre regista Ridley Scott (“Alien”, “Thelma & Louise”, “Blade Runner” e “Il gladiatore” tra le sue opere più famose), che lo ha prodotto insieme al fratello Tony Scott. La produzione è una collaborazione tra la Scott Free Productions e YouTube.
“Quello a cui assistiamo stasera è un esperimento visionario, di grande ambizione e di grande poesia” dice Fontolan introducendo il filmato. Nella sua originalità, l’idea alla base di questo documentario è semplice: raccontare un giorno di vita nel mondo. I produttori hanno chiesto alla numerosissima community di YouTube di inviare un video che riportasse un momento della loro giornata, uno spaccato della loro quotidianità, e di rispondere a poche semplici domande: cos’hai in tasca? cosa ami di più? di cosa hai paura? Unica regola: la ripresa doveva essere fatta il 24 luglio 2010. L’appello ha avuto successo: 80mila persone hanno inviato un contributo per un totale di 4.500 ore di video da praticamente tutti i paesi del mondo. Tutte le riprese sono state fatte dagli utenti tramite telefonini, videocamere amatoriali, macchine fotografiche; solo in pochissime occasioni sono state inviate telecamere dai produttori, per riprendere situazioni dove gli utenti non avevano i mezzi per filmare e trasmettere (cacciatori nella giungla, pastori in luoghi remoti). “Due ingredienti, impensabili fino a qualche anno fa, hanno reso possibile questo progetto” dice Micalessin, “Il primo è la presenza diffusa della rete e di strumenti come YouTube, la seconda è la familiarità che ormai tutti hanno con i media, dai telefonini alle macchine digitali”.
Il prodotto finale (94 minuti) non è altro che il montaggio delle scene selezionate, senza nessun commento, se non nella suggestiva colonna sonora. Le scene sono raggruppate per temi e momenti della giornata: si comincia con scene girate nelle ultime ore della notte, poi all’alba, poi durante la giornata lavorativa (per chi lavora di Sabato) o di festa (alcuni matrimoni), per finire con la notte e il riposo. Si assiste quindi ai momenti della più autentica e cruda quotidianità, la fatica del risveglio, il lavarsi e la colazione, gli spostamenti, il lavoro, i giochi, gli scherzi, i dialoghi e qualsiasi altro momento familiare, ma in una dimensione internazionale. Non mancano alcuni eventi eccezionali, alcuni toccanti (bambini che nascono), altri tristi o violenti; una sezione di alcuni minuti viene dedicata alla tragedia di Duisburg, dove 21 ragazzi morirono sopraffatti dalla folla in panico durante la Love Parade proprio il 24 luglio 2010.
Il risultato è sorprendente. Lo spettatore è condotto in un susseguirsi di momenti divertenti (il ragazzo che si fa la barba per la prima volta ripreso dal fratello), toccanti (la madre che allatta), altri di autentiche risate (bisticci tra moglie e marito), altri di profonda commozione o di profonda tristezza. La risposta alle domande genera talvolta curiosità (cosa avrà in tasca una ragazza giapponese? E un senzatetto sudamericano?), talvolta profonda riflessione sul desiderio che si rivela comune ad ogni uomo (Di cosa hai paura? Cosa ami di più?). Alcune volte gli autori mostrano in pochi secondi la realtà in cui vivono, lasciando intravedere situazioni personali difficili, ma anche posizioni sorprendenti. Un uomo dall’aspetto mediorientale, rimasto vedovo, mostra i numerosi figli e la casa poverissima e con certezza afferma: “Ma siamo ancora qui! Dio ci ha creati e non si dimenticherà di noi”. Un coreano guarda la sua terra e sogna di poter fare qualcosa per riappacificare le due Coree. Un ragazzo chiede alla madre consigli su cosa dire al suo primo appuntamento. Un altro riprende di nascosto una ragazza assorta nella lettura, in metropolitana. In ogni caso l’ingrediente fondamentale è la spontaneità dei contributi, semplici come solo un filmato girato tra amici con un cellulare può essere, che ci permette di entrare in familiarità con situazioni quotidiane in ogni parte del mondo.
“Abbiamo scelto quest’opera perché sa evocare l’infinito della vita” dice Fontolan prima della proiezione, richiamando il tema del Meeting. Ed effettivamente lo spettatore constata come, quasi paradossalmente, la contemplazione del quotidiano fa emergere gradualmente un senso di stupore e di commozione di fronte alla vastità del mondo e all’infinito dell’uomo.
(M.F.)
Rimini, 19 agosto 2012