Storie dal Mondo. Caos Libia. Il terrore alle porte di casa

Press Meeting

Rimini, 25 agosto 2015 – “Un documento del lavoro vero del giornalista sul campo di guerra, un lavoro drammatico ed emozionante”: così Roberto Fontolan, direttore del Centro internazionale di Comunione e liberazione, ha definito – intercettando il sentimento del pubblico – il reportage del regista Gian Micalessin “Caos Libia. Il terrore alle porte di casa”, presentato alle 19 nel Salone Intesa Sanpaolo B3 nell’ambito del ciclo “Storie dal mondo”.
Come l’autore ha illustrato introducendo la proiezione, il film è frutto dei numerosi viaggi da lui compiuti nell’ultimo anno nel paese che vive la situazione forse più esplosiva nel complesso scenario politico nordafricano: dopo la caduta del regime di Gheddafi, la Libia è precipitata in un conflitto insoluto tra le milizie islamiste, che hanno via via conquistato le più importanti città della costa nord-occidentale, e quelle del governo ormai confinato a Tobruk. Devastante effetto di tale instabilità è stata la sempre più facile avanzata dell’Isis, che, stabilendo la propria roccaforte a Sirte, consolida il suo dominio sui territori del paese ed ormai rappresenta una angosciosa minaccia a 400 chilometri dalle coste dell’Italia, che a breve potrebbe diventare il primo stato confinante con il califfato.
Nel suo lavoro Micalessin illustra non solo la paura e la violenza che lo stato di guerra perpetua ha generato, privando la popolazione del più elementare diritto alla libertà, ma anche le conseguenze potenzialmente gravissime che a livello politico-economico internazionale tale situazione potrebbe avere. In particolare, l’Italia risulta direttamente coinvolta in due gravi minacce. L’avanzata dell’Isis coinvolge direttamente i territori in cui si trovano i pozzi petroliferi dell’Eni, per cui l’approvvigionamento di gas del nostro paese risulta sempre più a rischio. D’altra parte il caos politico-militare ha aperto le frontiere meridionali della Libia all’ondata di profughi provenienti dall’Africa del Sud, cui organizzazioni criminali legate al califfato promettono, dietro il pagamento di ingenti somme, il sogno del viaggio verso l’occidente.
Ben più amara è la sorte dei profughi, costretti ad affrontare viaggi nel Sahara stipati in furgoni dove trovano spesso la morte; non meno pericoli li attendono in Libia, dove sono brutalizzati e derubati dai miliziani, al punto che prospettiva ben più accettabile sembra loro il rischio di morire nei barconi verso l’Italia.

(V.Car.)

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