Startup e sharing economy i nuovi modelli di sviluppo e consumo condiviso

Press Meeting

È un cambiamento radicale e sta rivoluzionando interi settori dell’economia tradizionale. Lo scorso anno il 53% dei cittadini USA ha usato servizi o condiviso beni con altre persone senza ricorrere al loro acquisto definitivo. Rivoluzione digitale, nuove tecnologie e piattaforme social consentono a ogni persona di diventare produttore/fornitore di beni e servizi a costi bassissimi e scambiabili o acquistabili da parte dei membri di una community sempre più estesa e diffusa.
Sono i temi affrontati durante l’incontro “Startup e sharing economy, quale opportunità?” (sala Eni – padiglione B1) a cui hanno preso parte Andrea Contri, manager dell’Innovation Centre di “Intesa Sanpaolo”, Davide Ghezzi, fondatore di Letzgo, Renzo Noceti fondatore di Key2people, e Gianluca Dettori, presidente Dpixel. A moderare il dibattitto il Santiago Mazza, amministratore delegato di Fotonica.
“Facebook è la più grande piattaforma di comunicazione ma non produce contenuti, il sito che prenota più stanze d’albergo a livello mondiale non possiede neppure una camera”. Questo è il segno di un cambiamento rispetto all’economia tradizionale, ha spiegato Andrea Contri di Intesa Sanpaolo. “Grazie ai social posso offrire il mio tempo e le mie competenze agli altri. In cambio ricevo un pagamento o un valore corrispettivo in altri servizi. Divento micro imprenditore di me stesso offrendo cene o affittando una stanza del mio appartamento. È economia della condivisione collaborativa e della disintermediazione”.
Sulla condivisione si base anche l’esperienza di Davide Ghezzi, fondatore Letzgo: “A Milano l’89% delle auto ha sempre quattro posti liberi. Da questa semplice osservazione, da un traffico congestionato è nata nel 2013 la nostra esperienza di car sharing. Oggi siamo presenti a Milano, Torino e Genova e sulla nostra piattaforma sono registrate più di 1500 persone disposte a offrire un passaggio o a cercarlo”. Alle base c’è una nuova forma di fiducia creata dalla rete, hanno spiegato Contri e Ghezzi: “Fino a qualche anno fa sarebbe stato impossibile pensare di ospitare uno sconosciuto in casa o dividere un bene ‘prezioso’ come l’auto. Oggi lo fai tranquillamente perché la rete di offre trasparenza e accessibilità completa nei confronti di chi hai di fronte”.
“La nuova fiducia per l’altro, il passaggio da un bisogno – voglio muovermi ma non voglio o non posso comprare un auto – si trasforma poi in consapevolezza, nuovi stili di vita e di consumo”, ha sottolineato Renzo Noceti di Key2people. A legare startup e sharing economy è stato Dettori. Il presidente Dpixel ha illustrato l’esperienza del Sardex, una nuova moneta virtuale, cambio alla pari con euro, creata da quattro neolaureati sardi. Terminati gli studi non trovano lavoro e si scontrano con una condizione di povertà diffusa sul loro territorio. Partono da una riflessione: “Ho fame ma non ho soldi per pagare, anche se il ristoratore vuole cucinare per me. La soluzione è trovare una forma di pagamento diversa dal denaro”. Nasce cosi una piattaforma web dove imprese e privati utilizzano la nuova moneta, il Sardex appunto, e oggi si scambiano beni per un valore di 1 milione di euro la settimana.
Non sono tutte rose e fiori, però. Secondo i relatori la sharing economy contiene anche limiti e rischi: il quadro normativo e legislativo non riconosce ancora questa nuova realtà, rendendola una zona grigia e ancora priva di certezze; micro imprenditorialità o semplice arrotondamento del bilancio familiare possono diventare lavoro precario e senza tutela. E non va trascurato che la concentrazione di comunicazione e scambio solo sulle piattaforme digitali di maggiore dimensione crea una possibile condizione di oligopolio.

(C.B.)

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