Rimini, 24 agosto – Guida all’ascolto dal vivo alle 21 alla Sala Neri UnipolSai. Il musicologo Pier Paolo Bellini, curatore della collana “Spirto Gentil”, sottolinea, introducendo la serata, che la scelta del programma è nata a confronto del titolo del Meeting: “Autori come Schubert hanno fatto i conti fino in fondo con la domanda “Che cosa rende l’uomo felice?”. Egli è stato un compositore capace di innovazione formale e di profondità altrettanto straordinarie, come in questo Trio op. 100. Per questo abbiamo individuato una suddivisione della serata in quattro momenti, seguendo il tragitto delineato intorno a questo capolavoro da quanto scrisse don Luigi Giussani. Percorsi che sono come un cammino verso una meta”.
È stato quindi proposta da Bellini l’ascolto di versi di poeti vicini a Schubert, anche per amicizia, ri-cordando che egli aveva composto oltre 600 lieder su testi poetici. Tra i testi presentati, “Segreti e sentimenti” di Johann Mayofer , dove ben si delinea il carattere, lo spirito del musicista e del poeta. “Canzoni così deliziose – dice il testo – sono un paradiso fuori dalla nostra realtà… Il cantore è sbalordito perché un dio che l’ha creato prende di sorpresa lui e te”. Schubert compose anche 4 lieder dal titolo “Sehnsuhct” (“Nostalgia”) e questo è il cuore delle sue intuizioni e ed è la risposta alla domanda del titolo del Meeting: “Che cosa trascina il mio cuore così vicino, così lontano” scriveva Goethe, e “Soltanto una musica può trasportarti nel bel paese delle meraviglie” aggiungeva il musicista.
È quindi seguita l’applaudita esecuzione dello splendido Trio op. 100 da parte dello SchuberTrio, composto da Giulio Giurato (pianoforte), Roberto Noferini (violino), Andrea Noferini (violoncello).
Il Trio si formò in occasione del Meeting 2000 dopo le fruttuose e prestigiose collaborazioni indivi-duali con grandi maestri come Jorge Demus, Alirio Diaz, Bruno Canino e molti altri. Il pubblico ha po-tuto così riascoltare il celebre “Andante con moto”, che fece da colonna sonora al film “Barry Lindon” di Stanley Kubrick. L’espressione, forse, di una malinconica tristezza, sottolinea Bellini, che, paradossalmente, nasce dal vedere la bellezza, tutto il bello che il musicista contempla, che vede passare.
(M.T.)