Pierpaolo Bellini, general editor della collana “Spirto gentil” si chiede che senso abbia, in tempo di crisi, riempire una sala del Meeting per ascoltare musica, e risponde, parafrasando don Giussani, che “quando ci troveremo senza armi di fronte all’invasore, vinceremo con la forza dei nostri canti”, a significare che, per quanto paradossale, solo l’esperienza della bellezza fa consistere l’uomo.
Stasera è di scena la Quarta Sinfonia di Brahms, per il tramite del cd della collana Spirto Gentil e delle parole del maestro Roberto Andreoni, compositore e docente di Composizione al Conservatorio di Bari. “Perfezione e vertigine – afferma – sono parole adeguate a descrivere la Quarta di Brahms”, composizione che fin dal suo primo apparire nell’esecuzione per pianoforte venne definita “groviglio tematico e contrappuntistico” ed esempio di “cosa si può fare senza idee”. Definizione non del tutto errata, secondo Andreoni, che con dovizia di slides mostra l’esiguità del materiale melodico usato da Brahms per la cellula fondamentale del I movimento: due terze discendenti. Ma ottiene il massimo dal minimo, rielaborando questo materiale essenziale con vasta inventiva nella simmetria, nella modulazione, nel contrappunto, e nel ritmo, ma senza turbarne l’essenzialità. È uno sviluppo che non si ferma mai, “come la geometria frattale contiene il macrodisegno nel microscopico particolare – afferma Andreoni – tanto che lo sviluppo si può definire biologico o, con Giussani, organico”. Non resta che ascoltare. Andreoni è costretto a commentare, a brevi frasi e con immagini, mentre si ascolta la musica ed il primo movimento si dipana in tutta la sua ricchezza. La classica forma sonata è “nuovamente interpretata, non come un dramma teatrale, ma un dramma dell’io, un dramma del rapporto tra sé e l’infinito”.
Il secondo movimento introduce “un principio che ordina, che non ci lascia nel magma” con i suoi due temi definiti “dolce” ed “espressivo”. L’ordinamento del materiale sonoro, in forma di canzone-sonata, giunge fino ad un’apoteosi ed ad una “epifania armonica” che già don Giussani, come Andreoni ricorda, aveva definito “qualcosa al di fuori di sé, ma che corrisponde al proprio io”.
Il terzo movimento rinuncia al classico tempo ternario ma rimane quello in cui si esprime la festa. “Brahms – osserva Andreoni – fa dialogare due temi, marziale e pastorale, costituiti dallo stesso materiale melodico ma variati ancora nel tempo, nel ritmo e nel timbro, in una costruzione di infinite sfaccettature”. Anche il quarto movimento è sorprendente: una ciaccona, esplicitamente ispirata da un tema di Bach, con ben trenta variazioni organizzate anch’esse in forma sonata. “Questa complessa struttura di ciaccona-sonata – spiega Andreoni – è la più adatta a non farci dimenticare l’idea che si tratta di un dramma esistenziale, in cui tutto si evolve secondo un criterio ordinatore ma i fattori costituivi non cambiano”.
Un lavoraccio, seguire Brahms nel suo rapporto con l’infinito, anche da ascoltatori guidati, ma gli applausi al relatore (o direttore?) dimostrano che è un lavoro che il pubblico ha fatto con gusto.
(Ant.C.)
Rimini, 22 agosto 2012