Dopo la pausa del 2010, riprendono gli incontri ispirati alla collana discografica Spirto Gentil, con i capolavori della musica classica conosciuti e commentati da don Giussani. Lo ha annunciato all’affezionato pubblico degli amanti della buona musica del Meeting alle 19 in Sala Neri il musicologo Pier Paolo Bellini introducendo la guida all’ascolto dei Vespri di Rachmaninov, a cura del compositore milanese Pippo Molino.
Proseguirà così la possibilità per tutti non solo di accedere alla conoscenza di grandi opere ed esecutori, ma soprattutto di accostarsi al modo, unico nel suo genere, di entrare nel vivo delle composizioni proprio di don Giussani, che lungi da elucubrazioni estetiche o tecnicistiche, cercava di far intravedere nell’ascolto dell’opera d’arte la ricerca di rapporto con l’infinito propria dell’autore.
Nel 1915, in un’epoca di scoperta di nuove frontiere armoniche spesso dissonanti (di difficile ascolto anche oggi per un orecchio non educato) – ha sottolineato Molino, facendo inizialmente ascoltare un brano del “Pierrot lunaire” (1912) di Schönberg – il compositore russo rimaneva perfettamente inserito nell’ambito della musica tonale e, nel solco della tradizione russa, componeva musica per la liturgia.
In effetti, delle quindici parti dei “Vespri”, tredici sono canti liturgici d’origine medievale, che Rachmaninov sviluppa coralmente con la maestria di un grande compositore, con il voluto ricorso alla ripetizione di alcune di frasi melodiche, pur leggermente modificate di volta in volta così da non risultare mai identiche.
“Emerge così un senso di permanenza, ma insieme anche di libertà in questa musica” ha osservato Molino. Una composizione che comunica una profonda certezza, espressione di “un uomo immerso in un popolo pacificato nella sua appartenenza ad una unità” – come osservava Giussani nel suo commento ai Vespri. Il sacerdote lombardo aggiungeva che “una gioia accompagna lo sviluppo dell’opera”, gioia che rimane sempre in vigile attesa, fino ad esprimersi mirabilmente in un momento particolare come accade nell’esplosione finale dell’Alleluja della Risurrezione. Insomma, un infinito che si manifesta in un particolare istante, che la genialità del compositore russo sa esaltare.
(M.B.)
Rimini, 22 agosto 2012