Il primo dei tre incontri “Spirito Gentil” è andato a conoscere un popolo che viene dalla preistoria e che abita un territorio tra l’ondoso Oceano Atlantico e i Pirenei. Introduce l’appuntamento Pier Paolo Bellini che ha collaborato con don Luigi Giussani nell’edizione della collana discografica Spirito Gentil.
“Questi incontri ci guidano a capire il tema del Meeting – afferma Bellini – cioè ci portano a incontrare periferie geografiche (come i canti dei Paesi Baschi), periferie dell’esistenza (“Improvvisi” di Schubert) e anche a incontrare il Destino che non ha lasciato solo l’uomo con la ‘Messa per l’incoronazione’ di Mozart”. Il cd dei canti baschi nasce dalla profonda impressione lasciata in don Giussani quando ne ascoltò alcuni. “La radice di questi canti – racconta Massimo Bernardini, giornalista eclettico, critico musicale, redattore della collana Spirto Gentil e storico – sta nella natura dell’uomo, nella verità umana con un nesso indiscutibile tra verità di popolo e religiosità”.
C’è un nuovo richiamo a don Giussani da parte dei relatori: nel 1945, in piena guerra, con Milano bombardata, la fame, gli sfollamenti, il chierico Giussani ogni domenica si recava in una parrocchia e alla sera tornava nel seminario di Venegono. Qui trovava don Gaetano Corti, suo docente e teologo insigne, che alle dieci di sera eseguiva per lui sonate di Beethoven. Commenta don Giussani, divenuto prete: “Non ho mai avuto un gesto più grande di amicizia”. Questo per capire quanto la musica, colta come segno di un Altro, abbia influito sulla sua vita e la sua proposta educativa.
La serata è poi proseguita tra commenti e la proiezione di canti eseguiti nell’edizione 2008 del Meeting, dal coro Oldarra, fondato a Biarrtiz nel 1936 e diretto da da Inaki Uritzberea dal 1972. I temi sono la terra, l’amore, la libertà, la nostalgia e anche vicende storiche, per esempio le lotte che i pescatori baschi dovevano affrontare con quelli olandesi per la pesca del merluzzo in Atlantico. Ci sono anche canti alla Madonna, perché nella cultura basca non c’è separazione tra vita quotidiana e religiosità.
Questi canti sono eseguiti da voci virili, vigorose, solenni, spesso malinconiche e con polifonie popolari che fanno pensare ai nostri canti di montagna. Caratteristico è il canto che ha come tema la “pianta di Guernica”, una quercia dove i re (e ora i governanti della regione) andavano a giurare di rispettare la libertà del popolo.
(A.B.)