“I nuovi nazionalismi sono nati dal crollo dell’appartenenza alle grandi ideologie e si alimentano nella crisi, dilagante soprattutto tra i giovani”. Josè Miguel Oriol, presidente di Ediciones Encuentro, supera il suo ruolo di moderatore, entrando subito nel merito della vexata quaestio. Gli fa subito eco Mario Mauro, vice presidente del Parlamento Europeo: “I nazionalismi rappresentano un pretesto per un progetto di potere, nel quale l’ostaggio diviene il popolo”, in nome di una comune tradizione. Per Mauro il nazionalismo è il volto più subdolo di un altro grande pericolo, richiamato da Benedetto XVI: fondamentalismo e relativismo. “L’uomo scompare, e si sostituisce ad esso un progetto ideologico, attraverso la violenza: il potere è tutto l’uomo è niente”. Mauro compie un lungo excursus sulla storia del movimento politico dell’Eta, per mostrare come Savino Arana, il suo fondatore, abbia stravolto le vere esigenze di libertà e giustizia del popolo basco, strumentalizzandone la profonda religiosità. “Arana – continua Mauro – ha compiuto un’operazione a tavolino, inventando un nemico delle aggregazioni cultural-popolari basche: la tradizione latino-spagnola”. La svolta terroristica dell’Eta diviene la naturale conseguenza della sua adesione all’ideologia marxista, con numerose ramificazioni in Italia (con le Brigate Rosse) e in tutta Europa. Come è possibile essere parte di una nazione senza essere nazionalisti? Per il vice presidente del Parlamento Europeo, Zapatero tenta di usare il nazionalismo basco per un progetto di potere, mentre sarebbe opportuno andare al di là del male delle ideologie, per iniziare a costruire il bene comune.
Come resistere in questo ambiente? Gotzone Mora, docente di sociologia all’Università dei Paesi Baschi, commuove l’uditorio con la sua risposta. “Siamo cristiani, i nostri atti acquisiscono significato nel tempo: la partecipazione alla scorsa edizione del Meeting mi ha rafforzato, mi ha aiutato a vivere la nostra difficile realtà, andare sempre oltre ciò che vedo”. Secondo Mora il governo attuale ha generato una profonda crisi socio-politica, poiché Zapatero sta modificando i princìpi, i valori ed i costumi della più autentica tradizione culturale spagnola. Una politica che tendeva ad autonomizzare maggiormente il nazionalismo basco ha mostrato il suo fallimento, dal momento che l’Eta ha una forte matrice indipendentista ed espansionista e minaccia tutti coloro che non ne condividono i metodi: la tassa rivoluzionaria, estorta agli imprenditori locali, rappresenta un chiaro esempio.”I nazionalisti baschi aspirano a liquidare la Spagna come progetto comune”. Per la professoressa Mora è auspicabile una nuova unione tra popolari e socialisti, che apra un “nuovo sentiero”: una riforma costituzionale frutto di un governo di coalizione che rafforzi la nazione senza “confusioni” e tenda, in sintonia con l’UE, ad una reale democrazia.
Jaime Mayor Oreja, vice presidente del gruppo parlamentare del Partito Popolare Europeo, si presenta da solo: “sono un basco che ha passione per la libertà e crede alla nazione spagnola”. Oreja sostiene di non voler offrire un saggio o una lezione, ma la semplice testimonianza di un lavoro politico durato trenta anni e che lo ha visto ministro dell’interno durante il governo Aznar ed attualmente co-vice presidente del Parlamento Europeo con Mario Mauro. “Io credo, secondo i principi della sussidiarietà, ai progetti che uniscono le persone e non credo a tutto ciò che divide, evidenziando le differenze: per questo credo nella Spagna e nell’UE, questo rappresenta il nostro futuro”. I nazionalismi – continua Orega – sono totalizzanti a livello politico e delle coscienze degli individui e relativizzano tutto ciò che non rientra nella loro coscienza nazionale. Essi hanno bisogno dell’indebolimento della nazione come comunità di valori, sfruttano la cultura dell’insoddisfazione e disseminano la paura verso coloro che non condividono il loro nazionalismo. “È difficile superare, in questo momento, una paura reverenziale verso la società nazionalista di matrice laico razionalista: questa è la paura di noi cristiani nella vita pubblica”. Bisogna avere il coraggio – conclude l’ex ministro – di cercare, dire e soffrire per la verità, perché solo attraverso di essa si può giungere alla libertà. È questa la grande sfida lanciata alle Istituzioni europee: “uniti per superare le differenze”.
N. L.
Rimini, 20 Agosto 2007