Solo cose belle: sguardi che fissano e rendono tutto utile

Redazione Web

AL MEETING LA PROIEZIONE DEL FIL M DI KRISTIAN GIANFREDA SUL TEMA DELLA DISABILITà AMBIENTATO IN UNA CASA FAMIGLIA

 

Rimini, 22 agosto – “Solo cose belle” di Kristian Gianfreda è stato l’ultimo film della rassegna cinematografica serale del Meeting. La pellicola, proiettata in sala Neri UnipolSai, ha toccato l’argomento dell’accettazione delle diversità, delle differenze, del “fastidio sociale” in un unico mix costituito da una casa-famiglia che arriva in un paesino di provincia abituato da sempre a vedere certe cose solo da lontano. «Nel mio lavoro spesso mi accosto a nuovi film con entusiasmo, convinto di trovare ogni volta delle perle ma spesso sono delusioni. Questo film invece è stato una sorpresa» ha esordito Antonio Autieri, giornalista di Sentieri del Cinema, che ha invitato Gianfreda a descrivere il contesto in cui è nata la pellicola: «Oggi – ha raccontato il regista – è passato un anno dall’inizio delle riprese e siamo contenti di essere qui al Meeting a parlarne con tutto il cast, la troupe e lo staff. Facevo documentari ma poi mi sono concentrato sulla fragilità dopo aver scoperto che in essa c’è una bellezza intrinseca che volevo portare alla luce. Capisco dal successo di questo film breve che siamo riusciti nell’intento».

«Quali snodi ha dovuto affrontare nel decidere le scene da girare?» ha chiesto Autieri a Gianfreda che ha risposto: «Ci siamo presi alcuni rischi come ad esempio scherzare sul tema della disabilità ma l’abbiamo comunque fatto perché conoscevamo bene il tema. Gli attori sono persone che vivono in una casa-famiglia Papa Giovanni XXIII e in definitiva ci siamo detti che se raccontiamo la verità non sbagliamo mai. Per essere sicuri abbiamo fatto fare la parte del portatore di handicap al portatore di handicap, la parte del ragazzo difficile al ragazzo difficile, e il tutto in un insieme di relazioni che sono esattamente le stesse che quotidianamente queste persone vivevano nella casa-famiglia. Non hanno dovuto inventare niente e la bellezza della fragilità è uscita da sola. Insomma la storia del film è stata inventata ma i singoli fatti sono tutti veri».

Il film è anche un racconto di sconfitte, interrompe Autieri: il sindaco perde le elezioni, Kevin scappa, la famiglia deve trasferirsi… «E’ vero» è sempre Gianfreda che parla «ma quando tutto va male c’è il riscatto. Ad esempio nella scena in cui la famiglia deve andarsene, la madre della casa-famiglia in un momento di sconforto dice “venendo qui abbiamo fatto un errore” e a lei risponde inaspettatamente Ciccio, il ragazzino spastico, che dice “io qui ho incontrato solo cose belle”. Questa frase colpisce tutti e diventa la cifra interpretativa, lo slogan che aiuta a vivere, il titolo del film: le difficoltà si possono superare insieme».

Al termini, sono intervenuti anche gli attori presenti. «La vita famigliare raccontata nel film è la stessa che si vive tutti i giorni nelle case-famiglia della comunità Papa Giovanni XXIII da cui proveniamo. Nella convivenza della famiglia con la gente del paesino molti pregiudizi si smontano perché c’è l’incontro fisico tra gli sguardi, lo sguardo di una persona sull’altra». Uno sguardo che ha cambiato le persone: i cittadini si sono riconosciuti nell’umanità di ciascuna persona della famiglia ma anche ciascuna persona della famiglia ha compreso in ogni singola esperienza di incontro le difficoltà dell’altro. Alla fine nel film le persone si incontrano, si capiscono, si emozionano perché la conoscenza dell’altro è diventata un riconoscimento. Sono nate così persone nuove, ognuna con la sua nuova identità nata da ciò che hanno fissato.

 

(A.L.)

 

Responsabile Comunicazione Eugenio Andreatta tel. 329 9540695 eugenio.andreatta@meetingrimini.org

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