Sinfonia dal “Nuovo Mondo”. Un’Europa unita, dall’Atlantico agli Urali

Press Meeting

Il titolo del Meeting “Emergenza uomo”- ha esordito Emilia Guarnieri, presidente della fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli – “oggi è un grido acuto e drammatico, proprio perché ciò che rischia di scomparire, di diventare anestetizzato, è il desiderio del cuore. La grandezza dell’uomo è invece costituita dalla libertà. La libertà per le persone e i gruppi di costruire, di educare, di intraprendere”. “Siamo qui insieme – ha continuato la presidente – diversi per cultura, provenienza etnica o religiosa, perché non vogliamo “lasciarci rubare la speranza”, come ripete papa Francesco”.
È poi stata lanciata la videointervista di Roberto Fontolan, direttore del centro internazionale di Comunione e liberazione, al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che ha rimarcato l’amicizia e la fiducia che lo lega al popolo del Meeting ed in particolare ai giovani che sono il futuro dell’Italia e dell’Europa. Il presidente ha ricordato che dopo l’unificazione della moneta l’Europa ha avuto un grosso impulso con l’entrata di nuovi paesi nell’area euro, ma sono “mancati altri elementi per garantire un nuovo dinamismo alla crescita economica e sociale europea”.
“L’Europa ha bisogno di una nuova unità ed integrazione per svolgere il suo ruolo in un mondo globalizzato e non perdere il suo peso nel mondo”, ha affermato Napolitano. Per questo ha bisogno di maggiore coscienza di se stessa, di rinverdire la sua memoria storico-culturale, nel grande progetto che affonda le sue radici in uomini come Monnet, Schuman, De Gasperi, Adenauer.
“Oggi – ha continuato Napolitano – ci sono segni di speranza: pensiamo al programma Erasmus, come sia riuscito ad avvicinare e far comprendere reciprocamente gli studenti europei. Inoltre le grandi istituzioni di ricerca, come il Cern di Ginevra o il centro di tecnologie nucleari dell’Aia, fanno lavorare fianco a fianco giovani ricercatori di tutto il mondo e questi uomini possono aprire le vie del futuro europeo e mondiale”. Infine – ha concluso il presidente – l’emergenza che stiamo vivendo “è quella di un forte impoverimento spirituale, culturale e di motivazioni umane e per reagire abbiamo bisogno che ognuno faccia la sua parte. A questa ripresa possono fare molto le istituzioni sociali, come ad esempio la chiesa cattolica sta già facendo”.
Giorgio Vittadini ha poi introdotto il presidente del consiglio Enrico Letta illustrando la mostra Sinfonia dal “nuovo mondo”. Un’Europa unita, dall’Atlantico agli Urali. Ha sottolineato che alla radice del processo di unificazione europeo c’è “un idea di uomo non come individuo isolato, ma come essere relazionale, che accetti la diversità, tanto quanto desidera la convivenza pacifica”. Oramai – ha continuato Vittadini – il livello nazionale non è più adeguato a reggere il confronto con il resto del mondo, già oggi l’Unione europea rappresenta l’8 per cento della popolazione mondiale, percentuale destinata a scendere in futuro. L’Europa deve diventare una realtà in cui non contano le burocrazie e le grandi cancellerie. Devono riprendere un ruolo centrale “il Parlamento Europeo, eletto a suffragio universale, il rapporto con le regioni e soprattutto, nel rispetto del principio di sussidiarietà orizzontale, il rapporto con movimenti, associazioni, realtà sociali che oggi spesso hanno pochi interlocutori nei palazzi di vetro di Bruxelles”.
Enrico Letta inizia la sua riflessione rievocando il discorso di Giorgio Napolitano al Meeting 2011. “Lì è cambiata la storia del nostro Paese”. In quell’occasione il presidente faceva appello ad usare “il linguaggio della verità”. “In questi anni in Italia – prende la palla al balzo Letta – non hanno funzionato né la politica, né le istituzioni; dunque, se vogliamo parlare il linguaggio della verità, dobbiamo parlare delle procedure di urgenza da introdurre: una legge elettorale che consenta a ognuno di noi di scegliere il proprio rappresentante, di tornare a essere arbitro. Ma insieme a questo anche la possibilità per i cittadini che lo vogliano di sostenere finanziariamente i partiti”. “A febbraio 2013 .- prosegue Letta – è successo un terremoto: è stata l’ultima richiesta di cambiamento del sistema politico. Oggi noi dobbiamo far vincere la logica dell’incontro su quella del conflitto, contro gli stessi professionisti del conflitto che vogliono solo coprire il merito dei problemi veri che per anni hanno lasciato a lato”.
Il Presidente, partendo dal tema del Meeting 2013, mette al centro l’idea di uomo a cui la politica deve rispondere e conclude: “Ho chiaro il mio limite, ma anche la mia missione: rendere conto di un’Italia che sa che può uscire dalla crisi, senza interrompere il cammino di speranza che abbiamo cominciato”. Questo è possibile, rimarca il presidente del consiglio, guardando al futuro sapendo che gli italiani “puniranno tutti coloro che anteporranno agli interessi comuni gli interessi personali”.
E qual è il linguaggio della verità se parliamo d’Europa? “Si basa sugli stessi valori su cui è fondata l’idea europea originaria”. Certo non tutto nel vecchio continente va per il meglio: c’è bisogno di una “democrazia sostenibile”. In questo senso per Letta il 2014 è un anno cruciale, in vista delle elezioni del parlamento europeo. Le elezioni infatti saranno efficaci “se tutti noi prendiamo consapevolezza del successo europeo: la presidenza dell’Unione da parte della Lituania, il recente ingresso della Croazia, la Lettonia come diciottesimo Paese dell’euro e l’avvio dei negoziati per l’ingresso nell’Unione della Serbia”. Letta contestualizza l’importanza dell’Unione in un mondo che ha assunto le dimensioni della globalizzazione e confronta il sistema Europa con gli Stati Uniti: “Le istituzioni europee così non funzionano: devono camminare nella direzione della sussidiarietà”. “Per questo – continua – bisogna rimettere la finanza al proprio posto. Le bolle finanziarie sono oggi quello che nel passato sono state le guerre”. Conclusione: “Noi ce la faremo, perché dalla nostra parte abbiamo il culto del tempo, della terra e della bellezza”.
Sara Tarantini, studentessa dell’Università di Milano e Matteo Berti, studente della Cattolica, hanno posto infine due domande a Letta che hanno permesso al presidente del consiglio di porre l’accento sulla questione del lavoro e sulle politiche per i giovani.

(L.G./S.A.)

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