Senza legami, di Massimo Borghesi

Press Meeting

Camillo Fornasieri, direttore del Centro Culturale di Milano, descrive l’ultima fatica letteraria di Massimo Borghesi, docente di Filosofia morale all’Università di Perugia, come una raccolta di articoli apparsi tra il 2004 e il 2013, “anni accomunati da diverse sfide che hanno caratterizzato il pontificato di Benedetto XVI, che è il filo conduttore dell’opera”.
Alessandro Banfi, direttore di TgCom24, condivide il giudizio di Antonio Socci per il quale Borghesi è “l’unico vero intellettuale cattolico italiano”, in quanto si gioca pienamente nel rischio di un giudizio storico “calato nell’ethos del nostro paese”. Ne è esempio quanto Borghesi scriveva (e sono parole che potrebbero applicarsi anche a Bergoglio) durante il conclave che avrebbe eletto papa Ratzinger: “Il nuovo papa non potrà né dovrà ripetere il precedente. (…) Dovrà essere moderno nella tradizione, un papa parroco del mondo che aiuti la chiesa a ritrovare la sua anima vera, magari con quei suoi tesori spesso ricoperti di muffa”.
Banfi definisce spettacolari le pagine che chiosano i discorsi di Ratzinger su sant’Agostino e su Romano Guardini (autori cari anche a Borghesi). E non a caso il papa teologo si appoggia a questi autori per sviluppare il tema della Chiesa nella modernità. Secondo Banfi “Borghesi coglie nel pontificato di Ratzinger non solo la questione del valore della ragione, ma anche quella della purificazione della Chiesa. Le dimissioni sono precisamente lo scardinamento della prigionia di derivazione curiale”. Ancora Banfi si dichiara colpito dall’articolo su Alberto Methol Ferré, dove individua una specie di profezia proveniente dall’America latina, e da quello su Giacomo Tantardini: “Non solo il ricordo di un amico, ma l’esame di ciò che resta di un’amicizia, ossia la dimostrazione che la grandezza dell’incontro con Cristo è strategia operativa nel lavoro intellettuale del ‘corpo a corpo con ciò che avviene’”.
Prende la parola l’autore, che avverte subito di essere “contento di aver scritto un libro che finalmente tutti possono leggere, essendo fatto di articoli ed editoriali”. Il libro vuole costituire un “antidoto contro la smemoratezza di quanto avvenuto nei dieci anni passati”, e questa è “urgenza propria della fede cristiana, perché altrimenti si assecondano le dinamiche del potere o ci si limita ad essere reattivi”.
Con una carrellata che prende le mosse da Giovanni Paolo II, Borghesi introduce le questioni fondamentali del libro: fronteggiare la “sporcizia della Chiesa” e il relativismo del mondo. “La tragedia è quando anche la Chiesa diventa liquida, teatro, fiction, show virtuale, una deriva che Benedetto XVI combatte strenuamente con l’arma della mitezza”. Per Borghesi è necessario “demistificare le interpretazioni di papa Ratzinger di stampo sia progressista sia reazionario”, espressioni del relativismo o del manicheismo, che restano logiche di potere, tanto più pericolose ai nostri giorni in fatto di “terza guerra mondiale a puntate”.
“Abbiamo diritto di difenderci – afferma Borghesi – ma è ora di gettare ponti e oltrepassare i nostri bastioni difensivi, cioè tessere legami nel mondo liquido”. “Ratzinger – conclude – non è stato un intermezzo tra Wojtyla e Bergoglio, ma inizio del rinnovamento della chiesa che in papa Francesco trova la sua naturale prosecuzione”.
(A.C.)

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