La sicurezza è stata l’oggetto dell’ultimo incontro di “What? Macchine che imparano”, alle 14:00, nell’omonimo Spazio in Piazza A5/C5, condotto da Davide Rondoni. Ospite il direttore generale presso Istituti di Vigilanza Riuniti d’Italia, Vincenzo Paradiso. Questi, dopo la laurea in filosofia e un impiego nel campo della formazione, è stato chiamato dal proprietario dell’IVRI a ricoprire il ruolo dirigenziale con il compito di mantenere l’azienda al passo con i tempi. «Oggi, il problema delle banche non è più quello delle rapine di una volta», dice sorridendo. E aggiunge: «Gli istituti di credito temono l’estorsione in-formatica, la minaccia di un black out dei loro sistemi operativi, anche per qualche ora, con conseguenze economiche e di immagine devastanti principale».
L’importanza della informazione e della gestione dei dati è divenuta fondamentale sia per sicurezza sia per la gestione delle aziende. Enormi perdite economiche, ad esempio, sono dovute ad una cattiva gestione del magazzino. Un problema del genere si può affrontare con adeguate macchine “intelligenti” che richiedono, però, sempre la mano dell’uomo. Google, di fatto, sta raccogliendo tutti i nostri dati, dalle telefonate agli SMS alle immagini. Il problema è come verranno gestiti.
Paradiso ha poi raccontato della collaborazione con lo stato di Israele e i suoi sistemi di sicurezza. «II siste-ma di sicurezza israeliano è a 4 livelli. Solo l’ultimo è in parte accessibile e su questo stiamo collaborando con loro». Il relatore propone un paragone con il sistema di controllo di Milano: per monitorare certe zone, si utilizzano 367 telecamere, con il modello israeliano ne basterebbero 40. Il metodo israeliano si basa sui comportamenti non prevedibili. Se una persona compie un’azione apparentemente senza motivo, le viene fatto un alias sul disco di un computer e quindi seguita costantemente.
Il direttore di IVRI conclude che un tempo, nel nostro Paese, il controllo del territorio fosse molto più capillare, grazie anche ad un certo contesto socio-religioso, oltre che all’operato dei carabinieri, mentre oggi è più superficiale anche se più veloce grazie alla tecnologia.