Al Teatro Ermete Novelli di Rimini, alle ore 21.30, va in scena “SdisOrè”, opera di Giovanni Testori, per la regia di Gigi Dall’Aglio. Con Michele Maccagno e musiche composte ed eseguite dal vivo da Emanuele Nidi.
Sulla scena un armonium, lo scheletro di un tavolino da toelette, uno sgabello, la sagoma di una tomba: lo sfondo dentro cui si svolge l’intero dramma. Una corona di latta, un paio di occhiali vintage, un velo viola, una spada: gli elementi che identificano i personaggi della tragedia. La storia è riproposta attraverso il monologo di un narratore che assume di volta in volta i tratti del tormentato Oreste, del debole Egisto, della fedifraga Clitennestra e della fredda Elettra. Se l’intreccio è quello della tragedia eschilea, il linguaggio è plasmato radicalmente da una commistione di idiomi che porta in scena un dialetto milanese misto a francesismi, a formule latine maccheroniche e a neologismi che catturano in un ascolto “di attesa”. Oreste torna a casa per vendicare il padre Agamennone, ucciso dalla moglie Clitennestra e da Egisto, che ne ha anche usurpato il trono. Sulla tomba del padre, ad attendere la giusta vendetta, trova la sorella Elettra. E la vendetta si compie, crudele negli atti, violenta nel linguaggio. Ma l’Oreste di Testori non si appaga del sangue versato. Alla fine si pente del “gran macello” in nome di qualcosa del tutto sconosciuto alla cultura greca: il perdono. Oreste, abbandonata Argo e la sua eredità, prende la strada verso una nuova identità.
Il pubblico, caloroso, applaude a lungo l’attore e il giovane musicista.