Scienza e regole?

Press Meeting

“Forse mai come quest’anno il tema della scienza è stato, in Italia, sotto i riflettori”. Con questo rilievo Marco Bersanelli, Docente di Astrofisica presso l’Università di Milano Bicocca, ha introdotto l’incontro “Scienza e regole?”, nell’Auditorium della Fiera al completo. “Affiora con insistenza – ha proseguito Bersanelli – anche il tema della responsabilità; la libertà è chiamata fortemente in causa, così com’è in gioco l’esistenza di una scienza autentica, ben diversa da quella che il professor Israel ha chiamato ‘tecnoscienza’”.
Anche Giorgio Israel, Ordinario di Storia della Matematica alla “Sapienza” di Roma, ha preso spunto dall’interesse crescente per la scienza manifestato dai grandi quotidiani. D’altra parte affiora nuovamente, ha rilevato Israel, anche l’allusione ad una contrapposizione tra scienza e religione che “è un errore capitale in cui può incorrere solo chi ignori completamente la storia della scienza. Il concetto, ad esempio, di ordine naturale che sorregge la prospettiva scientifica galileiana ha un fondamento teologico”. Questa in fondo è anche la prospettiva di Newton e di Einstein. Da tempo, però, ha proseguito Israel “si è affermata una prospettiva diversa, positivistica, che assolutizza indebitamente un certo metodo conoscitivo. Il positivismo elude i problemi più scottanti per l’uomo che sono quelli del senso”. Ma rilevare i limiti della prospettiva positivistica e pragmatistica “non è assolutamente un attacco alla scienza; anzi è una difesa della scienza come progetto di conoscenza contro una ‘scienza’ piegata a mera prospettiva pratica”. Una libertà senza limiti, ha detto ancora Israel, è in realtà la negazione della libertà. “Parafrasando Edoardo De Filippo credo di avere il diritto di dire: questo presepio non mi piace”.
L’intervento successivo è stato quello di Giancarlo Cesana, Docente di Medicina del Lavoro all’Università di Milano Bicocca. “Quando, nel mio lavoro, io mi sento libero? Quando questo lavoro concorre, in qualche modo, a realizzare la mia felicità, mentre al contrario tanta conoscenza sembra oggi essere fonte di tristezza, invece che di compimento”. Dopo aver richiamato un’affermazione del cardinale Ratzinger – “l’unica cosa che rimanga in eterno è l’anima umana, l’uomo creato da Dio per l’eternità” – il relatore ha proseguito rilevando che “il problema non è prolungare la vita, ma rendere la vita più vera. Il problema che io sento è che l’attività scientifica sia garantita dallo scopo, mentre, nella pratica è come se la scienza avesse rinunciato allo scopo”. Si è diffusa una mentalità che considera ragionevole solo ciò che è misurabile, emarginando tutto il resto nel soggettivo. “È come se si fosse introdotto un tarlo nella conoscenza. È impressionante come ciò che è essenziale per la vita sia emarginato nell’ambito della soggettività”. La scienza riesce a misurare, ma interpretare è un’altra cosa; d’altra parte c’è una grande premessa di decisione umana a capo della scienza, così come si può riconoscere nella vita un Mistero “che si vede, ma non si può possedere”. “Se posso tirare una conclusione sul tema odierno, sento come compito quello di ricondurre l’insegnamento verso l’unità, com’era nella prospettiva e nella vocazione originaria dell’università. Spero di incontrare il più possibile – ha concluso Cesana – persone che cercano la perfezione nelle cose”.

V.C.
Rimini, 23 agosto 2005