San Bernardo, renovatur seculi

Press Meeting

Una sala davvero stracolma accoglie i tre relatori al loro arrivo, segno del successo riscosso dalla mostra dedicata a San Bernardo, ma anche testimonianza dell’interesse per questa straordinaria personalità dell’antichità, “la cui eco – sostiene Marco Meschini, storico dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e primo a prendere la parola – arriva fino ai nostri giorni”. Per dare ai presenti qualche precisa informazione storica, lo stesso Meschini svolge un’agile ed efficace percorso biografico sul personaggio, raccontando della sua nascita, della vocazione, dell’ordine cistercense e della sua velocissima diffusione. “Chi è San Bernardo?” è la domanda con cui il professore universitario provoca gli altri due ospiti.
Prima a rispondere è Maria Pia Alberzoni, docente di Storia Medievale presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. La cosa che più l’ha colpita, ristudiando questa figura per curare la mostra, è stato il fascino di quest’uomo, la sua capacità di essere affascinante in tutte le cose che faceva. È davvero curioso il fatto che lui avesse scelto, sembrerebbe, di nascondersi al mondo ritirandosi in un monastero, oltretutto piccolo e secondario. Come ha fatto, allora, ad avere questa estrema influenza nel suo tempo e non solo? Il motivo la professoressa Alberzoni lo individua in una frase dello stesso Bernardo: “Nessuna delle questioni di Dio mi è estranea”, frase che muove (e spiega) le mille azioni del santo. Forse per questo lui faceva tutto bene, scriveva benissimo e parlava ancor meglio; lo stesso Dante testimonierà queste sue capacità mettendogli in bocca la preghiera alla Vergine, scritta con lo stile che era di Bernardo. Come faceva ad essere così convincente? Come riusciva ad essere così amato, anche e soprattutto dal popolo? Il punto centrale del suo fascino era la sicura consapevolezza della presenza di Cristo nella realtà, e lui aveva il dono di saper trasmettere questa certezza ai suoi contemporanei.
Quando Mauro Giuseppe Lepori prende la parola subito ci si accorge che la platea si aspetta da lui una lezione colta ed interessante come quella tenuta un anno fa in queste stesse sale: e l’abate di Hauterive non tradisce le attese. Rivela di essere stato affascinato da San Bernardo non per la sua poliedricità, bensì per la sua unità: l’unità della vita è anche il carattere proprio della vita monastica. Lo stesso Bernardo si pose con ansia il problema dell’unità della sua vita, e questa è indubbiamente una posizione desiderabile. Ma ciò che davvero ha modificato la vita del santo è stata la sua mistica, intesa come cuore realistico della vita. San Bernardo amava identificarsi con i pastori della notte di Natale, che non furono condotti a Dio grazie ad una dottrina, bensì dal fatto straordinario e concreto accaduto. La sua mistica non è fatta di figure e sogni, San Bernardo dice, anzi, di avere fastidio di chi parla sentimentalmente di apparizioni degli angeli, poiché il suo Gesù è assai più grande di queste fantasie. Il corpo del Verbo è la Chiesa e per Bernardo non ci può essere mistica separandosi dalla concretezza della Chiesa. “Nessuno viva per sé, ma per Colui che è morto per lui”, scrive ai suoi confratelli in un forzato e faticoso momento di divisione da loro, la cui causa è, appunto, la situazione della Chiesa ed il suo impegno personale in tutta l’Europa per l’unità della stessa. “Ciò che mi dà la libertà è la carità”, scrive ancora, spiegando che quest’ultima è coscienza ed esperienza che la nostra libertà è generata dall’amore di Cristo. E se la nostra libertà è generata dall’amore, la morale cristiana è vivere l’amore che ci fa. La concezione cristiana di merito esalta questa grazia ed in questa dinamica l’umiltà si rivela essere la via della pienezza della vita, come mostra la Vergine Maria; l’uomo, con le sue tante miserie, non si vergogna di amare Dio senza fine poiché si accorge di essere amato senza principio. Alla luce di questa stupenda frase, presumere di essere arrivati vorrebbe dire presumere di aver esaurito la novità eterna dell’amore di Dio e quindi la possibilità di riamarlo senza fine. San Bernardo testimonia che tutta la nostra umanità trova pienezza nel rapporto col Verbo incarnato.

E. M.
Rimini, 25 agosto 2004