Si è concluso con un vibrante appello di Magdi Allam, l’incontro dal titolo “Salviamo i cristiani”, che ha visto anche la partecipazione di Dounia Ettaib, vice presidente dell’associazione ‘Donne Marocchine in Lombardia’, Claudio Morpurgo, avvocato e di Robi Ronza, sottosegretario alla presidenza della Regione Lombardia con delega alle Relazioni Internazionali.
È una denuncia forte quella di Allam, per salvare la vita del venticinquenne egiziano convertito al cristianesimo, condannato a morte per apostasia da una fatwa del preside di una facoltà dell’università Al-Ahzar a Il Cairo. La sua unica colpa è aver chiesto di indicare la propria religione sulla sua carta di identità, in modo da poter far nascere cristiano il bambino che sta per avere dalla moglie. “Un paese come l’Italia” – ha detto Allam – “deve far sentire la sua voce. Io chiedo, a nome di tutte le persone di buona volontà, che il presidente Napolitano lanci un appello al presidente egiziano Moubarak perché assuma un’iniziativa significativa” per chiarire che l’Egitto “è rispettoso di tutti i cittadini, indipendentemente dalla loro fede”. Appello che il vicedirettore del Corriere della Sera allarga anche al governo, perché si muova per “tutelare la vita di questo cittadino”, e alle cinque università italiane che, nel 2005, hanno stretto un accordo di collaborazione culturale con l’università Al-Ahzar, perché “recedano da questa iniziativa”.
E l’incontro di oggi, come ha sottolineato il direttore di Tracce, Alberto Savorana, evoca un altro coraggioso appello del giornalista italo egiziano, quel “Salviamo i cristiani”, da cui è nata la manifestazione del 4 luglio scorso. “Chi vuole rimanere fedele a Dio e al bene” – ha detto Savorana citando Benedetto XVI – “deve affrontare incomprensioni e prepararsi alle persecuzioni. Che è quello che sta accadendo oggi: il papa ha parlato infatti di un martirio dei cristiani in questi anni”.
“Siamo arrivati al punto che affermare la verità e la sacralità della vita” – ha detto Allam – “sembra un pensiero totalitario. Quando proposi la manifestazione a favore dei cristiani mi sono sentito rispondere che era sbagliata un’iniziativa specifica per i cristiani, perché sono tanti, anche delle altre religioni, ad essere perseguitati. Invece è necessario muoversi dal contesto più vicino alla nostra sensibilità”. E i cristiani in Medio Oriente sono un caso esemplare: erano la maggioranza della popolazione, oggi sono ridotti a una percentuale irrisoria. In passato era “la persona a prevalere sull’ideologia, oggi è l’ideologia che ha umiliato la persona”. Come in Egitto, dove “le donne sono rese schiave perché cristiane e i cristiani sono costretti alla conversione per vivere”. Gli occidentali devono assumersi la responsabilità di prendere iniziative che facciano cessare la violenza: “Salviamo i cristiani nel mondo significa dire salviamo noi stessi” – ha continuato Allam – “e solo se saremo capaci di interpretare le istanze delle persone di buona volontà nel mondo arriveremo a una società più umana”.
E dal Meeting il giornalista ha lanciato anche la proposta di realizzare un osservatorio permanente per la libertà religiosa che sia “punto di riferimento per istituzioni ed enti locali e costituisca un parametro di riferimento ineludibile per il governo”.
“Chi ammazza un uomo, ammazza l’intera umanità”. Cita il Corano, Dounia Ettaib, che denuncia con coraggio le persecuzioni subite dai cristiani nei cosiddetti paesi islamici moderati. “In Egitto ogni anno 1000 donne cristiane sono costrette a convertirsi all’Islam dai mariti o dalle università” È giusto dialogare con un paese come l’Arabia Saudita, dove i cristiani non possono praticare neanche in privato la propria religione? “Dico basta a questo multiculturalismo falso, è ora che iniziamo a recuperare le nostre radici, la nostra cultura e trasmettiamo la nostra storia”.
Cos’è successo in questi anni per arrivare alla degenerazione dell’integralismo? Robi Ronza ha fatto un quadro della situazione dei cristiani nel “vicino Oriente” e ha sottolineato che “gli arabi cristiani chiedono di essere aiutati ad aiutarsi”. Non si tratta infatti di quinte colonne nei paesi arabi, ma di veri e propri protoarabi, che non vogliono lasciare la propria terra. Tra i problemi fondamentali da risolvere, ha detto Ronza, c’è la questione di Gerusalemme, e il modello di convivenza potrebbe essere Roma, dove i pacifici rapporti tra le diverse religioni sono nati dopo le guerre.
Secondo Claudio Morpurgo, oggi assistiamo a una vera e propria negazione del senso religioso, “ed è questo che unisce il laicismo e l’integralismo”. Anche Morpurgo approfitta del Meeting per lanciare una proposta: rilanciare i sette precetti del noachismo, da cui è rinata la civiltà dopo l’episodio biblico del Diluvio Universale e prendere esempio dalla testimonianza semplice e gioiosa di padre Bossi, che, subito dopo il suo rilascio, ha dichiarato solo: “Quanto è bello servire il Signore”.
A. C.
Rimini., 19 agosto 2007