”La Ru 486 è una truffa sulla pelle delle donne perché si dice che l’aborto è facile”, mentre in realtà è carico di dolore e sofferenza. Non usa mezze misure Assuntina Morresi docente associato di Chimica presso l’Università di Perugia, presentata da Giancarlo Cesana come una donna delle opere e non delle parole, per mostrare il nucleo tematico del libro scritto a quattro mani con Eugenia Roccella, giornalista ed ex leader del Movimento di Liberazione della donna, “La favola dell’aborto facile – Miti e realtà della pillola RU 486”, ed. Franco Angeli.
Il “farmaco incubo” (così chiamato in Cina) non è identificabile con la pillola del giorno dopo, ma è un composto ormonale letale (mifepristone) che, in sinergia con una prostaglandina, provoca in successione la necrosi dell’embrione per assenza di nutrimento ed un falso aborto spontaneo molto doloroso, e soprattutto emorragico, entro 15/30 giorni dall’assunzione dei farmaci.
“Dopo l’espulsione l’aborto non è completo, le perdite ematiche possono durare anche 60 giorni”: perciò è necessario un accurato controllo medico per evitare le numerose complicanze che possono sorgere. In realtà il kit “aborto casalingo” mostra sul piano eminentemente scientifico numerosi limiti, che riducono il battage pubblicitario e mediatico che l’accompagna.
In Gran Bretagna gli studi sui 13 casi accertati di morte per assunzione di RU 486 non sono mai stati accuratamente diffusi; il Ministero della Sanità canadese ha vietato la diffusione della kill pill (così chiamata negli U.S.A.) dopo che una paziente era morta durante la sperimentazione autorizzata dal governo; in Cina il governo nel 2000 ha ritirato dalla vendita la pillola incriminata giustificandosi con un generico “a tutela della salute delle donne”; negli Stati Uniti Monty Patterson ha iniziato una battaglia solitaria per sfatare il mito dell’aborto facile e mostrare che ad uccidere la figlia Holly sia stata la RU 486. Cesana ha sottolineato l’estrema accuratezza e precisione del lavoro scientifico proposto e, nell’introdurre la seconda autrice, ne ha evidenziato la partecipazione attiva nei movimenti femministi.
“Parità e differenza” questo è lo slogan che Eugenia Roccella lancia verso una platea attenta e soprattutto numerosa, per difendere la maternità, oggi terribilmente minacciata. In realtà questa “truffa colossale” dal sapore squisitamente mediatico-commerciale ha “una valenza politica: far esplodere la legge.194 per consentire la privatizzazione dell’aborto”. L’intento preciso e quello di diffondere una idea di “aborto a domicilio”, che inibirebbe qualsiasi tentativo di prevenzione, perché così non si incontrano più le donne, e porterebbe “l’aborto fuori dagli ospedali”. Le ricadute sociali di questa privatizzazione dell’aborto – ha continuato la Roccella – rappresentano il lato oscuro della maternità: il rapporto fra madre e bambino rientrerebbe così nella sfera della privacy, mentre nella maggior parte dei casi le morti avvengono tra il tinello e la cucina, nella totale solitudine e nella sottostima dei sintomi da parte dei medici. L’attacco alla maternità, con tutti gli strumenti biotecnologici e scientifici, è un attacco al cuore della civiltà, dal momento che il rapporto madre-figlio rappresenta un atto di riconoscimento pubblico e sociale. “L’amore materno è ombra dell’amore divino: è senza condizioni”.
Gli interessi economici sono all’origine della diffusione della Ru486 soprattutto nei paesi del terzo mondo, laddove i delitti sono compiuti ed occultati. Le case farmaceutiche, nei paesi occidentali, non producono la pillola della discordia se non con precise tutele politico-governative per evitare costosissimi iter giudiziari che le vedrebbero perdenti di fronte alla ridotta irreprensibilità scientifica .
In Italia, persa la battaglia sociale, si è pensato di evitare il Parlamento, attraverso le politiche sociali regionali: sette regioni tra cui la Puglia, la Toscana e il Piemonte, hanno iniziato una sperimentazione diretta del farmaco. “Ci vuole – conclude la Roccella – una grande sorveglianza su questi temi: sono qui per vincere questa battaglia”.