RONDONI – IL VELO E L’EVENTO – PIRANDELLO E PEGUY

Press Meeting

“Sempre la poesia c’entra con la verità, perché è lo svelamento di scintille di verità, il canto che illumina la vita, che fa debordare l’esistenza. Allora il particolare diventa eterno, catturato dalla poesia svela il nesso con il destino”. Questa la provocatoria affermazione introduttiva di Emilia Guarnieri, documentata da citazioni di Ungaretti, che lega il tema del Meeting all’incontro in cui Davide Rondoni, autore e direttore del Centro di Poesia Contemporanea dell’Università di Bologna, ha percorso le due suggestioni del velo e dell’evento attraverso l’opera di Pirandello e di Peguy.
Rondoni ha dapprima inquadrato il complesso ambiente culturale ed umano in cui i due autori hanno svolto la loro opera, e cioè i primi 30 anni del ‘900, che sono i tempi di Planck, Einstein, Kafka, Eliot, Marinetti: tempi di grande elaborazione intellettuale a partire dalla domanda su come conoscere la realtà e come pervenire alla verità di qualcosa. In quest’ambiente i due autori (considerati “esplosivi” da tutta la critica) avevano a che fare con interlocutori omologati (la peggiore cosa è avere a che fare – dice Peguy – con un’anima bella e fatta; un’anima abituata è peggio che un’anima perversa).
Rondoni ha poi esplorato in dettaglio l’appassionata opposizione degli autori alla pretesa ideologica degli intellettuali, caratterizzata dalla volontà pratica di sostituirsi a Dio, e alle false certezze borghesi (scrivo perché mi interessano le cose, non la letteratura, dice Pirandello). Fitta di citazioni (“Sei personaggi…”, “Ciascuno a modo suo”, “Così è se vi pare”) la conversazione di Rondoni ha mostrato un elemento comune ai due scrittori: il rivelarsi della complessità, della menzogna, non è possibile all’uomo da solo, ma avviene in un luogo pubblico, (il teatro per Pirandello, il popolo per Peguy). Per quest’ultimo l’uomo non si comprende se non a partire dal suo bisogno, esplorando l’appassionata descrizione del “rovesciamento della creazione”, per cui il Creatore sposta il centro della creazione e vi pone la creatura, determinandosi ad averne bisogno. Così la Verità non è più “un ricatto lontano”. Essa non solo diventa accessibile, ma “attende te, spera da te, è morta per te”.
Il relatore ha poi mostrato il dichiarato lato religioso di Pirandello: “Cristo è Caritas, è amore”; “nessuna formula trova equilibrio tra morte e vita, tra amore e anarchia”; “sono lieto che della mia opera nulla sia andato all’indice”.
Citando la conclusione de “L’uomo dal fiore in bocca”, quando il protagonista si afferra al ricordo del dolce sapore dell’albicocca, Rondoni ha decodificato Pirandello con le parole della tradizione innografica cristiana: Ejus dulcis praesentia.

A. C.
Rimini, 20 agosto 2007