Ripartire dal Mediterraneo: un orizzonte per la politica internazionale

Press Meeting

Rimini, 24 agosto 2015 – “Il Mediterraneo è la storia di un amore che ci appare mortale e drammatico, uno spazio privilegiato della vita umana, della storia, del confronto, e insieme del conflitto e della guerra”. Così Roberto Fontolan, direttore del Centro internazionale di Comunione e liberazione, ha introdotto l’incontro, tenutosi nel Salone Intesa Sanpaolo B3, che ha inteso riportare l’attenzione sulle gravi problematiche, ma anche sulle straordinarie potenzialità di questa singolare area del mondo, per definire possibili linee di azione politica. “Negli ultimi venticinque anni è sembrato che eventi tragici, dalla guerra balcanica ai recenti attacchi terroristici dell’Isis, potessero trasformare il Mediterraneo in un fosco enigma dove l’orrore cerca di uccidere quell’amore. Ma noi che ci sentiamo parte della famiglia mediterranea non vogliamo arrenderci: per noi quell’amore resta irresistibile. E in particolare il Meeting, che da sempre dichiara la bellezza delle relazioni tra gli uomini di questo mondo, dice che noi non veniamo meno a questa vocazione, non lasciamo questa promessa incompiuta”.
In tale orizzonte è fondamentale il ruolo della Tunisia, il primo paese a vivere la primavera araba e che oggi è guidato da un governo democratico che cerca di portare il paese ad una rinascita contrastata dagli spietati colpi del terrorismo. Ne è ministro degli Esteri Taieb Baccouche, primo relatore dell’incontro, che ha proposto la creazione di una “politica mediterranea, che abbia come obiettivo l’instaurazione di un partenariato solidale e di una sviluppo congiunto che stabilisca la pace e la prosperità sulle due rive del mare”: attori protagonisti, in ciò, dovranno essere due paesi dalla storia millenaria quali la Tunisia e l’Italia. Il paese africano sta vivendo un momento cruciale della sua storia: “Il suo popolo – ha detto Baccouche – si è sollevato per la sua libertà e la sua dignità. Le transizioni dei sistemi autoritari verso la libertà e la democrazia sono ancora possibili all’inizio del terzo millennio. Sono necessarie. Sono promettenti. Ma sono minacciate da vili attacchi terroristici e hanno dunque bisogno di accompagnamento, di lucidità e solidarietà”.
Il desiderio di democrazia e libertà riscoperto dai paesi della riva sud del Mediterraneo – ha spiegato il ministro – va tutelato attraverso un’azione internazionale che vinca lo spettro di uno scontro di civiltà che minaccia il XXI secolo. “Ai terroristi che vogliono mettere contro uomini, culture e religioni, bisogna opporre un’altra realtà, politica, morale, culturale, un’altra volontà, quella del rispetto, dello scambio, del dialogo”. Così il Mediterraneo, da teatro di guerra quale sembra destinato, potrà tornare ad essere “il luogo dove ciascuno accetterà il volto e la voce della differenza”.
Alla battaglia del popolo tunisino ha espresso solidarietà e ammirazione il Ministro degli Affari esteri e della Cooperazione Internazionale italiano Paolo Gentiloni. Condividendo l’idea di centralità di un orizzonte mediterraneo, il ministro ha stigmatizzato chi si ostina a slegare l’azione politica contemporanea dal ‘mare nostrum’: “Paventare minacce esterne significa ignorare che la crisi è ormai interna ai nostri confini e assume caratteri profondamente ambigui tra società, politica e demografia”. Per raggiungere l’obiettivo proposto dal ministro tunisino – scongiurare lo scontro di religioni e civiltà col dialogo e la pace, difendendo tanto le comunità musulmane che le presenze cristiane in Medioriente – Gentiloni ha proposto di lavorare su tre grandi temi. “Il primo”, ha detto, ”è la sicurezza e la lotta al terrorismo. L’Occidente ha misurato, in particolare negli ultimi vent’anni, i limiti di un interventismo militare senza futuro, che ha generato quasi una riluttanza alle vicende mediterranee. Bisogna difendere, invece, il pluralismo mediterraneo, e necessaria, in tal senso, è la presenza cristiana, che va tutelata”. Secondo obiettivo è risolvere il drammatico problema delle migrazioni, che, secondo Gentiloni, va compreso anzitutto nelle sue origini e che non può essere preso in esame solo nei laboratori istituzionali: “Esso va dunque affrontato su due linee, una europea – nello sforzo di trovare una politica condivisa – e una italiana – di lotta contro gli spacciatori di paure e illusioni”. Terza esigenza è, infine, comprendere che una collaborazione mediterranea può offrire straordinarie occasioni di sviluppo e di lavoro a tutti i paesi.
In conclusione dell’incontro, Fontolan ha invitato i due relatori a fare il punto della situazione su paure e speranze dei loro paesi di fronte alla crisi internazionale e ad esprimere i punti salienti del proprio impegno come ministri degli esteri. Baccouche ha sottolineato la disillusione vissuta dai giovani tunisini, che, dopo aver lottato per la realizzazione dei loro sogni di libertà, vivono ora il contrasto tra la raggiunta democrazia e il mancato raggiungimento di obiettivi socio-economici: “Essi divengono così preda dei terroristi, che offrono loro facile denaro e li convincono della peggiore delle contraddizioni, che il terrorismo sia in nome di Dio. Perché la Tunisia possa uscire da tale impasse c’è bisogno di un sostegno politico condiviso, che miri a risolvere i più generali problemi dei paesi mediorientali con il negoziato e il compromesso”. Commentando l’affermazione papale sui pericoli di “una terza guerra mondiale a pezzi”, Gentiloni ha sottolineato che l’Italia deve sentirsi pienamente coinvolta nelle sfide che la complessa situazione geopolitica offre, recitando un ruolo da protagonista nella mediazione: “Sogno che l’Italia sia il paese del dialogo, che possa dare struttura a un nuovo schema di plurilateralismo che garantisca dialogo e sicurezza”.

(V.Car.)

Scarica