“Ragione ed evoluzione”

Press Meeting

“Attesissimo momento di incontro e di dialogo”. Così Alberto Savorana, direttore di “Tracce”, il mensile di Comunione e Liberazione, ha presentato la conferenza dell’Arcivescovo di Vienna, cardinale Christoph Schönborn. Savorana ha introdotto il porporato austriaco citando un passaggio del capitolo X del Senso religioso di don Giussani, quello “della meraviglia e dello stupore delle cose come di una presenza”. “L’Essere non come entità astratta – scrive don Giussani – ma come presenza che mi si impone. La meraviglia della presenza mi attira. Ecco come scatta in me la ricerca”. Poi Cesana, con il suo richiamo alla positività della vita, “all’Essere che è più grande del negativo che ti schiaccia” e che ti porge il braccio che ti sostiene quando la vita ti azzoppa.
La grandezza dell’Essere è stata testimoniata dai grandi uomini di scienza le cui foto campeggiano all’ingresso del Meeting. Da Pascal (“se la ragione non arriva a riconoscere ciò che la sorpassa, essa non è che debolezza”), a Plank (“chi non si meraviglia più di nulla ha perduto l’arte del ragionare e del riflettere”) ad Einstein (“chi non ammette l’insondabile mistero non può essere neanche uno scienziato”). Una ragione non come misura ma, secondo la definizione di don Giussani, “finestra spalancata sulla realtà”, che osservando la realtà scopre quello che ha detto Benedetto XVI nell’omelia il giorno dell’Intronizzazione: “noi non siamo un prodotto casuale e senza senso dell’evoluzione; ciascuno di noi è frutto di un pensiero di Dio, è voluto, amato, necessario.”
Prima di dare la parola al cardinale di Vienna, Savorana ne ha ricordato un articolo pubblicato nel luglio del 2005 dal New York Times, nel quale Schönborn scriveva che “la Chiesa, oggi, non solo deve difendere le verità di fede ma anche, strenuamente, la stessa ragione”.

“Cari pensieri di Dio, perché ognuno di noi è un pensiero di Dio”: il saluto pieno di affetto con il quale il cardinale ha iniziato il suo intervento ha immediatamente scaldato il popolo del Meeting, che affollava l’Auditorium e le sale collegate.
“L’interrogativo centrale a cui trovare una risposta – ha subito precisato Schönborn – è in fondo il tema di tutto il dibattito intorno all’evoluzione: il mondo nel quale viviamo, la nostra vita in questo mondo, ha un senso? Senso ha solamente qualcosa dotato di finalità”, ha risposto il cardinale citando a supporto una frase con la quale l’allora cardinale Ratzinger sosteneva che l’origine del processo evolutivo “va comunque vista nel logos e pertanto ad esso è immanente la ragione”.
Anziché considerare la ragione come “l’anello di congiunzione” tra scienza e religione, il dibattito odierno si riduce ad un conflitto tra scienza e religione, tra l’affermazione della mera casualità e l’esistenza di un fine.
Fin dall’inizio della sua formulazione “il darwinismo divenne – ha proseguito il cardinale austriaco – la storia alternativa alla creazione, che non necessitava più di un Creatore”. Tra le due teorie viene in genere considerata più vera qualla scientifica, che tuttavia presenta ancora molte questioni aperte. Dopo aver precisato che la Chiesa non sostiene la posizione creazionista, Schönborn ha smentito che essa vada considerata come l’alternativa alla storia darwiniana, perché la vera alternativa è “l’inteccio tra l’agire proprio delle creature e lo spirito creatore divino, che lo supporta e lo rende possibile”.
Proseguendo la sua relazione il cardinale di Vienna ha individuato nell’economia, nella pedagogia e nella bioetica “tre campi nei quali emerge in modo particolarmente chiaro come una concezione della vita basata esclusivamente sulla scala di Darwin produca oggi direttamente conseguenze problematiche”. A proposito della bioetica Schönborn si è rammaricato per il fatto che l’Italia abbia “abbandonato l’alleanza politica con Germania, Austria e Polonia che si oppone al finanziamento della ricerca sulle cellule staminali embrionali”, auspicando che tale gesto “sia riparato”.
Concludendo il suo intervento il porporato si è domandato: “Che evoluzione sarebbe se la resurrezione e la vita eterna non ne fossero il fine ultimo? Per quanto possa apparire in alcuni passi priva di finalità e orientamento – ha proseguito – a partire dalla Pasqua il lungo cammino ha avuto un senso. Non il cammino è il fine, bensì la resurrezione è il senso del cammino”.
Savorana, riprendendo la ultime parole del cardinale, si è chiesto che valore avrebbe la realtà “se quel sospiro e quel presentimento che l’infinito si manifesti fossero senza significato, non fossero il termine di una promessa che sentiamo come natura del nostro cuore?”. Savorana ha quindi espresso gratitudine al porporato “per il suo impegno in difesa della ragione, impegno del quale il Meeting si considera collaboratore” e gli ha fatto gli auguri per il lavoro che lo attende la prossima settimana, a Castelgandolfo, dove il Papa ha convocato scienziati e uomini di cultura per discutere di creazione ed evoluzione.