Ragione e libertà: la generazione di un soggetto

Press Meeting

Rimini, 22 agosto 2015 – “Si parla di educazione oggi al Meeting nel convegno Ragione e libertà: la generazione di un soggetto. Siamo perfettamente in tema col titolo della manifestazione, perché la mancanza che vive l’uomo che non è guardato in faccia crea tutti i mali”. Questa l’introduzione di Giorgio Vittadini al convegno delle ore 15.00 nel Salone Intesa Sanpaolo B3. Il dialogo si svolge con Eddo Rigotti, professore emerito alla Ials dell’Università della Svizzera italiana e col rettore della Fondazione Grossman di Milano, Carlo Wolfsgruber.
Vittadini lancia il dialogo a partire da una domanda: come si educa all’apertura della ragione? “Il focus va posto sulla ragione e sulla libertà necessaria al costituirsi del soggetto: la persona capace di giudicare. Questo, voluto o meno, rimane il desiderio di ogni comunità che non voglia rimanere insignificante”. Wolfsguber sviluppa la prima parte del suo intervento ribadendo innanzitutto la necessità di difendere sempre la ragione intesa come “la coscienza della realtà secondo la totalità dei fattori”, l’unica che permette “l’esperienza dello stupore di fronte all’essere fino alla scoperta di sé”. Anche la libertà va sempre affermata, senza di essa non c’è adesione umana. “In secondo luogo – continua il rettore – occorre difendere sempre l’esperienza vera dell’educare e questo ha a che fare con la consapevolezza del proprio compito di educatore”. Infine il rettore cita il “tentativo ironico” – così l’ha definito – nato dal desiderio di concretizzare queste linee educative: l’esperienza di Accademia.
Il professor Rigotti interviene a spiegare che Accademia nasce dall’interesse e dall’impegno per un compito educativo. “L’educazione non è un innescare competenze e modelli. È un processo in cui tutte queste cose sono conquistate dagli allievi e verificate nella realtà. Solo se favorisce l’apertura alla realtà, diviene un completamento della persona e non un’aggiunta di concetti dall’esterno. Educare è aiutare nel senso di favorire il compimento dell’umano e ciò avviene solo nella dinamica della persuasione”. In questo senso l’autorità del docente è tutta nella capacità di dare le ragioni e nell’assumere una modalità argomentativa. Selettività, competizione, rispetto della forma non sono criteri adeguati al contesto della scuola, il problema “è l’apertura al compito della vita. L’etica dipende dall’antropologia”. Accademia favorisce un approccio interdisciplinare dove il giudizio emerge in un dialogo tra docenti: “Il soggetto è un noi, perciò il progetto educativo è interdisciplinare”.
Wolfsgruber riprende la parola tracciando la storia di Accademia: “Si è sviluppata a partire dal 2010 come un progetto di ricerca e azione nell’ambito di una scuola di alta formazione per docenti dei licei, come testimoniano gli atti, disponibili nella pubblicazione Conoscenza e compimento di sé della Fondazione per la Sussidiarietà”. Il lavoro è stato sviluppato su quattro macro aree: matematica, scrittura, storia e Dante. Tutte le aree sono state indagate da un team di docenti che si sono chiesti cosa significasse mobilitare la ragione nel concreto della pratica didattica. “Ne sono derivate – prosegue Wolfsgruber – alcune dissertazioni degne anche di pubblicazione. Nello scorso mese di luglio è iniziata una seconda esperienza di Accademia. La preoccupazione non è dove andare, ma mettersi a disposizione di chiunque, docenti o scuole, voglia verificare lo stesso metodo”. Accademia è divenuta così l’occasione per verificare che una scuola non nasce e non dura semplicemente perché gli insegnanti “fanno gruppo”: occorre che elaborino un progetto di cui diventino responsabili.
In conclusione una domanda di Vittadini: “Quali sono le urgenze più grandi per un insegnante?” “Riappropriarsi, in termini educativi, del proprio sapere e cercare che il proprio lavoro sia in rapporto con gli altri” risponde Wolfgruber. “Provocare il docente nel suo desiderio di fare crescere l’allievo” aggiunge Rigotti.

(G.L.)

Scarica