“Radiocronaca di una crisi” e “Lettera a mia figlia”

Press Meeting

“È un libro sulla serietà e il modo di dare informazioni”. Così Camillo Fornasieri introduce “Radiocronaca di una crisi” (ed. Rai-Eri, pp. 140, 11 euro), il volume di Antonio Preziosi, direttore del Gr1 e di Radio1 Rai, presentato all’Eni Caffè Letterario nell’appuntamento delle 19.
“La radio è un mezzo che, attraverso il sentire ti mette nell’avvenimento più del guardare”, osserva Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarietà. Non è un caso infatti nonostante l’invenzione della radio preceda cronologicamente quella della televisione, essa sia sopravvissuta al suo avvento. “Il valore di questo volume è duplice. Sul piano del contenuto – prosegue Vittadini – racconta la crisi finanziaria, piena di parole difficili e incomprensibili, con termini semplici e comprensibili, attraverso un mezzo, quale la radio, costretto a fare a meno di grafici, torte e diagrammi”. Alla radio il conduttore ha un unico strumento: la propria voce. Sul piano metodologico Vittadini insiste invece con l’autore sull’esigenza di un’informazione etica, “capace di andare al di là di quella militanza, che fa avvenire qualcosa, facendo finta che sia accaduta. C’è una vita della verità e una via della menzogna anche nell’informazione”.
“Occorrono più informazioni e più Europa”, questa la ricetta di Preziosi, che auspica un servizio pubblico europeo di trasmissione radiofonica e televisiva. L’autore sottolinea che, sul piano comunicativo, “bisogna passare dalla globalizzazione dell’indifferenza a quella della solidarietà”. Di qui l’impegno di una cronaca radiofonica, di una comunicazione capace di mandare messaggi chiari, immediati ed efficaci, fatta di parole, ma anche di silenzi. È per questo che Radio1 Rai ha saputo anche tacere e pregare insieme a papa Francesco nel momento della sua elezione.
“C’è un episodio evangelico in cui la Maddalena rompe un vaso di alabastro per profumare Gesù. Un fatto inspiegabile, l’olio poteva essere usato in altri modi. La storia di Caterina è la storia di un vaso prezioso che si rompe”. È Andrea Marinzi, sacerdote della Fraternità San Carlo Borromeo e insegnante, a commentare “Lettera a mia figlia” di Antonio Socci. Il libro racconta delle persone che l’autore ha incontrato ‘nel tempo del dolore’ come recita il sottotitolo, durante il periodo in cui la figlia Caterina è stata in coma.
Marinzi ha avuto tra i suoi studenti il figlio di Socci. Gli aveva chiesto: ‘Come sta tuo padre?’. E il ragazzo: ‘Sicuro’. “Questa risposta mi ha colpito. Come si può essere sicuri di fronte all’imprevedibilità di Dio? Come non tremare di fronte al fatto che non sai cosa succederà?” La risposta, continua il sacerdote della San Carlo, è che questo è possibile soltanto se ci si affida a Lui. “Quando ti rendi conto che la vita di tua figlia è nelle mani di Dio non è che tutto diventa facile, ma tutto si riempie di pace”.
“Il dolore non può essere evitato. Fa parte della vita”. Erasmo Figini, presidente di Cometa, l’associazione educativa per bambini e ragazzi, racconta di suo figlio. “Era andato via di casa, non ci voleva più parlare. Il dolore è stata l’occasione per redimermi”. Ha affermato che nella paternità non conta tanto la presenza quanto l’introduzione al senso della vita.
“Il libro non parla di Caterina – è Socci a parlare – ma di un cammino molto duro e drammatico, colmo di tesori. La cosa più bella? Il sorriso di mia figlia in copertina!” L’autore legge citazioni da Kerouac e Giussani. Emerge la certezza di quest’uomo che, convinto, dice: “Quando i genitori si sentono vicini ai figli, la loro forza si ingigantisce a dismisura. Altro non sono che fratelli, sorelle. In mezzo a loro c’è la presenza di Dio, la carezza del Nazareno”. Conclude con una frase della mostra sui martiri della Chiesa ortodossa russa: “Tutto ha un senso”.

(F.Pi., C.R.)

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