La crisi c’è. Emergenza economica, sociale, culturale: educativa. Loro tre lo sanno, la vivono e ce la raccontano. Ma per loro è una sfida. Un evento che li fa stare con i piedi ben dentro la realtà. Anzi, li aiuta a conoscerla e a cercare di modificarla. Il bello è che ci riescono pure. Ti dimostrano, con semplicità e concretezza, che si può fare.
Sono tre studenti universitari milanesi. Si chiamano Carlo Carù, Marco Erroi e Carolina Brizio. Ha presentato le loro testimonianze il presidente del Consiglio nazionale degli studenti universitari, Mattia Sogaro, nel corso del primo appuntamento di “Quando studiare è un gusto. Un caffè con..”, l’appuntamento giornaliero che per tutta la settimana ci farà entrare dentro i problemi dei giovani. Dei modi con cui riescono a risolverli e di come possiamo aiutarli a farlo.
“Nel 2001 la riforma universitaria riduce il numero di esami in piano di studio. A farne le spese è Dante. Scompare il corso sulla “Divina Commedia”. Non si fanno più tutti i cento canti, solo una ventina spalmati in un esame di letteratura – racconta Carlo Carù, studente della Statale di Milano – La cosa non sta bene ad alcuni di noi. Chiediamo, senza successo, alla facoltà di ripristinare il corso. Allora decidiamo di organizzarcelo”. Ricorrono ai cosiddetti “fondi mille lire”: pochi soldi e un’aula a disposizione. Chiedono ai professori di venire a fare lezione da loro e quando cominciano sono in pochi, giusto una decina. Solo che la cosa funziona. Strano, ma Dante ai ragazzi piace. Nel 2004 al corso partecipano ormai decine di studenti e tra i docenti parte uno strano passaparola. Tenere lì una lezione è bello, “un’esperienza unica e incredibile” dicono in molti. Mica solo tra quelli italiani. A “Esperimenti danteschi”, così hanno chiamato l’iniziativa, arrivano professori e studiosi da mezzo mondo, Stati Uniti e Australia comprese. Oggi gli “Esperimenti” organizzano convegni internazionali su Dante, pubblicano lavori di ricerca e le loro dispense sono diventate libri di testo adottati in altri atenei.
Per Carolina Brizio, sempre studentessa della Statale ma a Medicina, il punto di partenza è diverso. È matricola e deve fare l’esame di istologia. Per la parte di teoria non c’è problema, ma fa una gran fatica per la pratica. Vetrini, microscopio, laboratorio non le piacciono. Sono solo un obbligo di studio. Un incontro con una professoressa di anatomia cambia però le cose. La docente la porta in laboratorio, la spinge ad approfondire lo studio del corpo, degli organi che lo compongono. Tira fuori da lei passione e amore, pure per quei vetrini. Così, Carolina mette al servizio degli altri ciò che ha imparato e aiuta insieme a altri studenti del secondo e terzo anno le matricole alle prese con istologia. Il suo entusiasmo contagia, visto che quest’anno su 130 neo iscritti in 107 si preparano a quell’esame. “Vorrei riuscire trasmettere agli altri lo stesso entusiasmo che mi è stato trasmesso”, dice sorridendo Carolina.
Invece Marco Erroi studia economia alla Cattolica, dov’è rappresentante degli studenti nel consiglio di facoltà. Lui non riesce a stare in un posto tanto per starci. “Non posso pensare di rimanere otto ore al giorno in facoltà, senza aprire gli occhi su come funziona, su cosa accade mi accade intorno”. Risultato, un anno fa il ministero dell’Istruzione pubblica i dati sull’allargamento di organico del corpo docente. “Dati singolari. In Lombardia nei prossimi anni sarebbero entrati solo sette insegnanti di matematica. Di fatto si trattava di un blocco all’ingresso dei giovani docenti”, ricorda Marco. Lui e gli altri rappresentanti al consiglio studiano numeri, cifre, proiezioni e quanto raccolgono porta a una lettera inviata al ministero. A un manifesto cui aderiscono pure docenti e rettori. Insomma, il tema si apre e se ne discuterà con ministero e università.
Tre storie, tre esempi possibili. Certamente replicabili. Tutti inseriti nella mostra “L’imprevedibile istante. Giovani per la Crescita”, dove di esempi come questi se ne trovano tanti altri.
(C.B.)
Rimini, 20 agosto 2012