LORENZO CAGGIONI, INGEGNERE GOOGLE, HA RACCONTATO COME, DALL’AMORE PER SUO FRATELLO, È NATO IL PROGETTO DIVA
Rimini, 23 agosto – La tecnologia oggi si configura spesso come una realtà astratta, fatta di calcoli complessi e numeri indecifrabili. A molti appare come un mondo lontano e incomprensibile o, peggio ancora, un mostro potentissimo da cui doversi difendere. Oggi, in Arena Percorsi A2, Lorenzo Caggioni, Google strategic engeneer, intervistato da Davide Perillo, giornalista, ha dimostrato invece come la tecnologia, che lo ha appassionato fin da bambino, sia un ottimo strumento a servizio delle persone per semplificare alcuni aspetti problematici della vita quotidiana. Caggioni si è ispirato proprio alla sua di vita quotidiana per progettare DIVA, acronimo di DiVersely Assisted, una scatola tecnologica in grado di attivare un assistente vocale – in questo caso Google Assistant – ogni volta che viene premuto il pulsante corrispondente a una determinata funzione, ad esempio mettere musica o far partire un film alla televisione.
L’idea alla base di questo progetto è nata appunto tra le mura di casa Caggioni, in particolare ad ispirarlo è stato il fratello minore di Lorenzo, Giovanni. Giovanni è affetto fin dalla nascita da sindrome di Down, da una cataratta congenita – che lo rende legalmente cieco – ed è impossibilitato a comunicare a voce. «La disabilità è un fatto», ha sottolineato Caggioni, «ma non è la cosa che lo definisce come persona». Ciò che definisce l’io di Giovanni sono infatti i suoi interessi e i suoi sentimenti. La musica, ad esempio, è una sua grande passione. Per questo motivo è un elemento fondamentale all’interno della famiglia per trascorrere del tempo insieme. Caggioni, però, si è accorto che Giovanni non aveva lo stesso grado di libertà degli altri componenti della famiglia. Non poteva, infatti, mettere la musica preferita dagli stessi dispositivi utilizzati da familiari e amici. Da questo bisogno di inclusività e dalla passione per la musica del fratello, il giovane ingegnere, insieme ad alcuni colleghi di Google, ha creato il prototipo DIVA.
«L’idea che sta alla base di questo progetto consiste nell’aumentare l’autonomia di persone con disabilità interagendo con Google Assistant in maniera non verbale», ha spiegato Caggioni. «È stato davvero toccante il momento in cui Giovanni ha premuto per la prima volta il pulsante per mettere musica da solo. È stato straordinario sia per me che per la mia famiglia». Giovanni, grazie a DIVA, ha potuto finalmente esprimere sé stesso in piena autonomia e, soprattutto, ha potuto interagire con le persone che lo circondano compiendo le loro stesse azioni, sentendosi incluso.
Caggioni ha quindi lavorato ad un progetto sì tecnologico, ma che parte principalmente dall’io, dai bisogni reali di una persona che, grazie a DIVA, ha potuto raggiungere un piccolo traguardo come quello di mettere una canzone, che a noi sembra scontato ma, per Giovanni, è straordinario. «Permettere a mio fratello di fare una determinata cosa in modo simile a come la facciamo noi è stato qualcosa di impagabile», ha continuato Caggioni, «è stato come avergli permesso di competere alla pari con gli altri». L’integrazione di persone disabili, come sappiamo, passa da molti aspetti. Questo incontro ci ha insegnato che la tecnologia può essere uno di questi.
(C.B.)
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