IL PROGETTO DELL’UNIONE EUROPEA PER UN’INTERCULTURA CHE PARTA DAGLI ARTISTI
Rimini, 23 agosto – Dodici musicisti che non si sono mai visti prima, sei europei e sei africani, in una casa di Addis Abeba. Obiettivo: costruire in quindici giorni un concerto jazz. La strada per arrivarci è una convivenza di quindici giorni che si trasforma in una jam session perenne. Sembra il format di un reality; in realtà è MAISHA, un progetto dell’Unione Europea – precisamente della Commissione Europea DG DEVCO. Lo scopo è mostrare come la musica possa essere un linguaggio che realmente permette di creare unità, non lasciando astratti quegli ideali di scambio, apertura all’altro e arricchimento reciproco che l’UE stessa considera fondamentali per la sua identità.
Il progetto ha previsto un documentario, affidato alla regia di Fabian Ribezzo, che racconta l’esperienza di incontro tra questi straordinari musicisti – selezionati tra una vastissima platea – seguendoli in ogni momento della giornata, dalla colazione fino al momento di andare a dormire. Ieri sera, alla proiezione tenuta al Meeting in Arena Internazionale A3, il regista ha restituito particolari di questa esperienza di osservatore di un gruppo tanto eccentrica: «La cosa difficile era che, dopo tutto il giorno passato a provare, alla sera questi musicisti andavano nei locali e improvvisavano serate». Tanto basta a dare l’idea della “chimica” creatasi da subito tra gli incontenibili protagonisti di quei quindici giorni. Ognuno con il proprio strumento – chitarra, basso, contrabbasso, flauto, sax, percussioni, tastiere e altro ancora, hanno permesso a chi li ha guardati – che fosse alle prove, durante al concerto, tramite il documentario, oppure nei vari momenti free in cui nascevano improvvisazioni – di vedere in atto la creazione di un amalgama viscerale, sia musicale – con una tanto ardita quanto naturale commistione di generi – sia umana e “spirituale”.
“Maisha” è una parola swahili che significa “vita”: guardando questi musicisti lasciarsi riempire dalla musica, seguirla e assecondarla nel suo scorrere come un fiume, nessuna parola pare descrivere meglio ciò che si ha davanti agli occhi.
(T.G.)
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